Episodi divertenti o curiosi

Le scenette dell’assurdo.
Un giorno io e mia moglie stiamo in piedi su un autobus affollato e, mentre sobbalziamo per il pavé, parliamo del più e del meno. A un certo punto l’automezzo sta per imboccare una certa via e io le dico: “vedi questa strada, è abbastanza conosciuta qui in città e laggiù vi è una nota basilica (mia moglie dice: “lo so, lo so”); quando io sono morto, mi hanno fatto lì il funerale: era pieno di gente … ce n’era proprio tanta … TUUUTTI a piangere!”. Un ragazza che ascolta si mette a ridere. Io allora le faccio notare: “eh, lei ci ride, ma io … !”. La ragazza ride di meno e si mette da una parte.
Dopo un po’ si libera un posto a sedere e dico a mia moglie di andare a occuparlo, ma mentre sta per sedersi io m’intrometto e dico con fermezza: “c’ero prima io, c’ero prima io!”. Due signori lì vicino gentilmente mi fanno tutti e due notare: “guardi c’è un posto libero qui davanti”, io rispondo loro con un sorriso: “no, no, grazie, io stavo scherzando, … in genere quando è seduta mi tiene in braccio”. I due signori, composti, non ridono, però vedo che gli sorridono gli occhi. Avvicinandosi la nostra fermata, mia moglie si alza per tempo e si mette davanti alla porta di uscita. Io sono dietro di lei e le chiedo: “scusi signora, lei scende?”, lei risponde: “no” e io di ririmando: “neanche io”; alcuni dei presenti fanno un piccolo sobbalzo con la testa.
Scendiamo dal bus e, strada facendo, incontriamo una conoscente di mia moglie, che si mette a parlare con lei. Dopo un po’ io devo andare, chiedo pertanto commiato alla signora e le do la mano dicendole con un sorriso: “arrivederla signora”, poi do la mano a mia moglie dicendole con un sorriso: “arrivederla signora e mi saluti suo marito”; la conoscente ride e mia moglie di rimando: “e lei mi saluti sua moglie”.

Visite allo zoo.
Un giorno sto gironzolando per lo zoo: mi fermo davanti alla gabbia di un gorilla (personalmente non sono d’accordo sulla liceità dell’ingabbiamento) e di soppiatto gli allungo una banana. Il gorilla la prende con sussiego senza pensarci troppo, la tiene con una mano e con l’altra divide la buccia in quattro strisce per staccarla, proprio come usiamo noi umani. Quindi che fa? Posa il frutto sbucciato sul pavimento e si mangia … la buccia! Nessun problema: dopo raccoglie la banana da terra e con calma mangia anche quella.
Ma non finisce qui. Mi sposto di 50 metri, dove ci sono le gabbie delle scimmie: offro una caramella a un cercopiteco, il quale l’afferra lestamente, scappa veloce su un ramo, si guarda attorno sospettoso, quindi scarta la caramella e si mangia … la carta. Però dopo mangia anche lo zuccherino.
Anni fa, d’estate, mi trovo a Londra e vado a visitare il vasto zoo della metropoli. Afferrando le sbarre della gabbia, un gorilla alto più di due metri osserva i visitatori, poi va a bere, con noncuranza, in un’apposita vaschetta, si riavvicina alle sbarre e dalla bocca all’improvviso schizza l’acqua addosso alle persone, che restano sorprese e scappano con tanti gridolini. Il gorillone allora, afferrandosi alle sbarre, fa ripetuti grossi salti di contentezza, allargando la bocca in una specie di sorriso, mentre i visitatori, stando ora a debita distanza, ridono tutti. Ogni 5 minuti la scena si ripete.

Gli animali parlanti.
Vicino casa mia c’è il negozio di un antiquario. Costui tiene appesa fuori una gabbia con dentro un uccello parlante, un grosso merlo indiano, il quale ripete varie parole: “ciao”, “forzajuve”, “enrico” (il proprietario), “francaaaaa” (la moglie del proprietario) e, a ogni persona che esce dal negozio, dice: “hai pagato?”.

Una mini esperienza.
Nei primi tempi di matrimonio, un giorno entro in discussione con mia moglie, che sta preparando le zucchine per la cena, su come queste vanno tagliate: chi dice per traverso formando delle rotelle, chi dice per lungo formando corti bastoncini; la discussione si prolunga senza far prevedere un accordo. A un tratto mi domando: “ma come? Nell’amore si è disposti a dare la vita l’un per l’altro, e io non sono disposto a perdere la mia idea su come si tagliano le zucchine?”. E così l’armonia torna tra noi.

Obesità e salute.
Uno dei miei zii, di nome Giuseppe, possiede un ristorante, parlo di vari anni fa, vicino al piazzale della stazione. Egli è una buona forchetta e pertanto è molto grasso, ha una pancia così rotonda che lo fa sembrare un pallone. Tutto questo grasso però gli comprime il cuore e il medico gli ordina perentoriamente di dimagrire. La moglie preoccupata lo tiene a dieta stretta, ma mio zio non sa resistere all’attrazione della tavola e dopo ogni frugale pasto, preparatogli dalla consorte, esce dicendo che va a fare un giretto per digerire; in realtà si reca da un altro ristorante gestito da un suo amico lì nei pressi, dove ogni volta ordina un bel pranzetto. Passate alcune settimane mia zia dice: “che strano, da quando lo tengo a dieta non è dimagrito neppure di un etto!”. Purtroppo col tempo il cuore di zio Giuseppe non regge all’affaticamento e si ferma.

 A questo mondo ci vuole perspicacia: dove è in questa frase la lettera ‘b’?

Galline in pollaio.
Un’estate passo le vacanze in un paese di media montagna, abitando un appartamento in affitto. Il proprietario della casa ha un pollaio, con alcune galline e un gallo, sul retro dell’edificio. Una decina di metri più in là, c’è un altro pollaio appartenente a un’altra persona con molte galline e un gallo. Entrambi i pollai sono circondati da un’alta rete. Tutte le mattine la padrona porta da mangiare alle galline, che quando la vedono arrivare accorrono festose: hanno fiducia nella padrona che è così cara e pensa al loro nutrimento.
Una certa gallina dell’altro pollaio riesce a fuggire ogni tanto per raggiungere il ‘mio’ pollaio in quanto che si è innamorata del gallo di qui. Il suo padrone ogni volta la va a riprendere, ma dopo reiterate fughe della bestiola, si stanca della cosa e le tira il collo.
Un giorno il proprietario dell’appartamento dove sono io decide di disfarsi del suo pollaio e così tira il collo prima al gallo, poi a una gallina alla volta e la moglie le cuoce in padella, fino a che non ne resta nessuna. Ricordando la gioia dei polli da vivi quando vedono la padrona, mi fa riflettere sulla necessità di prendere consapevolezza di quello che sono i ‘superiori’. I polli non hanno le capacità di arrivare all’autodeterminazione nei confronti dei ‘superiori’ esseri umani, ma gli esseri umani sì.

 Risposta alla domanda di cui sopra: la ‘b’ si trova alla fine della frase medesima.

Giovannino Semedimela.
Mi colpisce sempre, fin da ragazzo, il racconto di Giovannino detto Semedimela, Johnny Appleseed, uno dei tanti pionieri americani, il quale da giovane e fino alla fine della sua vita percorre in lungo e in largo il far west americano, portando con sé solamente una pentola col manico lungo e alcuni sacchi contenenti semi di mela. Egli vuole piantare quei semi su tutti i territori che attraversa, dato che ai suoi tempi da quelle parti non esistono meli. Semina qua, semina là, col passare degli anni i semi crescono e diventano alberi, permettendo ai pionieri successivi di goderne i frutti.
La leggenda narra che, quando diventa assai vecchio, arriva un angelo per portarlo in paradiso, Johnny però non vuole andarvi, la sua missione è piantare semi di mela. L’angelo insiste, ma Giovannino non ne vuole sapere. L’angelo non sa che fare, ma a un tratto ha un’illuminazione: gli sussurra che lassù in cielo non ci sono alberi di mele e c’è bisogno di qualcuno che li semini; a questa notizia Johnny si convince e va assieme a lui per continuare la sua opera in paradiso.
Seminiamo pure noi su tutto il territorio, ce n’è bisogno, l’idea della sovranità popolare, della democrazia diretta dei cittadini, permettendo alle generazioni future di goderne i frutti.

In Giappone certi bar hanno macchinette che erogano ossigeno. Il cliente paga e per un minuto può respirare boccate d’ossigeno puro per controbattere lo smog della città. Ultimamente lo vendono nei supermercati in bombolette spray.

La mamma di mamma.
Un giorno, io ho circa sette anni, mia madre mi porta in un istituto di suore, perché deve parlare con la madre superiora per esporle un grave problema familiare, essendo (a mia insaputa) mio padre moribondo e lei gravemente ammalata di tubercolosi (in Italia non c’è ancora la penicillina). Ascoltando i loro discorsi sento mia madre che chiama la superiora ‘madre’: che strano, dico fra me e me, ma la mamma di mamma non è la nonna? Tuttavia mia madre continua a chiamarla madre più volte: “madre …”, “ma madre …”, cosicché mi convinco che quella persona è proprio la mamma di mamma. Alla fine del colloquio mia madre m’appare un po’ contrariata e lungo la strada del ritorno non risponde alle mie domande. Tornati a casa la mia anziana nonna che abita con noi mi chiede dove siamo stati, e io pronto: “dalla mamma di mamma”. Mia nonna reagisce in modo sospettoso e chiede a mia madre chi è la persona incontrata. Mia madre spiega chi è e le ragioni del colloquio, e che le sue richieste non sono accolte, perché io, il bambino, sono un figlio illegittimo e non posso essere accolto in un collegio cattolico (essendo un ‘figlio del peccato’). Mia nonna allora mi guarda teneramente con gli occhi lucidi. In quel momento io capisco solamente che mia nonna è la vera mamma di mamma.

 Un mio conoscente poeta, Giangiuseppe Bergantini, friulano, scrive molte poesie; una di queste si può ritenere che sia la composizione più breve di tutta la letteratura. Giorni fa, desiderando di farmela leggere, mi porta il foglio dove è scritta. Io prima gli chiedo: “qual è il titolo della poesia?”, lui mi risponde: “il nulla”. Leggo e sul foglio non c’è scritto niente: il nulla, appunto. È una poesia bellissima.

 Il suddetto poeta, Giangiuseppe Bergantini, fa spesso la spesa in un supermercato, dove c’è un’addetta al “customer service” molto bella e dolce, di cui s’innamora (è un amore virtuale, platonico), e le dedica varie poesie. Qui di seguito ne riportiamo due (per gentile concessione dell’autore).

IL COMPLEANNO
Il primo settembre ’86
non è possibile dimenticare,
ha portato al mondo la bellezza,
ha portato nel mio cuore l’amore.

Dopo vari anni la donna è trasferita lontano, a un altro negozio della catena, e il poeta, ormai anziano, ha difficoltà a vederla:

LA LONTANANZA
Quando alla spesa ti vedevo,
lietezza nel cuore io provavo.
La gioia, che tu sempre mi davi,
ha fatto che di te m’innamorai.
La tua voce dolce e gentile
or non allieta il mio sentire.
Lacrime piango se non ti vedo,
sol il tuo ricordo io possiedo.
Lontano da te non so più stare,
spero tu possa presto tornare.

 Il poeta scherza spesso: “Io ho 80 anni, dice alle persone, ma ne dimostro 79”.
Cita ogni tanto delle frasi lapalissiane, come: “Un quarto d’ora prima della sua morte, Giggi era ancora in vita”.
Racconta barzellette, dice a una sua conoscente: “Posso raccontarti una barzelletta sporca?”. “No”, risponde la signora. “Beh, te la racconto lo stesso: è sporca perché non si lava mai col sapone”.
Poi chiede alla signora: “È abbastaza sporca?” Risponde lei: “Eh, … insomma”.
Un suo detto: “Io sono nato analfabeta”.

I radioamatori. Oggi con internet, facebook, twitter, sms, ecc. non sono più di moda, ma fino a qualche decennio fa i radioamatori hanno un certo sviluppo: sono dilettanti che ricevono e fanno trasmissioni radio utilizzando frequenze autorizzate e seguendo convenzioni internazionali. Essi comunicano fra loro e si conoscono attraverso nomi fittizi.
Siamo negli anni Settanta, la signora Matilde, una conoscente di mia moglie, ha un fratello radioamatore, dal nome convenzionale di ‘Tarzan’, e la cognata anche lei radioamatrice, dal nome convenzionale di ‘Tarzanina’. La signora un giorno deve comprare un capo d’abbigliamento e il fratello le consiglia di recarsi a Via Cola di Rienzo presso un certo negozio il cui proprietario è un radioamatore suo grande amico: “vai a nome mio e di mia moglie che ti fa un grosso sconto”. La signora Matilde si reca a Via Cola di Rienzo presso il negozio di abbigliamento, entra, c’è una commessa; scelto il capo di vestiario, dice alla commessa: “io sono la sorella di Tarzan e la cognata di Tarzanina, mi fa uno sconto?”. La commessa con varie espressioni stupefatte del volto l’ascolta, poi risponde che loro non fanno sconti. “Ma io sono la sorella di Tarzan e la cognata di Tarzanina!”, “mi dispiace ma non possiamo fare sconti” ripete la commessa. “Allora mi faccia parlare col direttore”. La ragazza va dal direttore, il quale arriva subito dopo. “Io sono la sorella di Tarzan e la cognata di Tarzanina, mi può fare uno sconto?”. Il direttore l’ascolta restando impassibile, poi risponde sempre impassibile: “noi non facciamo sconti”.
Tornata a casa la signora Matilde telefona al fratello: “guarda che lo sconto non me l’hanno fatto”. “Ma dove sei andata?”, le chiede il fratello. “Sono andata a Via Cola di Rienzo al negozio tal dei tali”. “Ma no!”, risponde il fratello, “il negozio del mio amico non è quello, il suo sta venti metri dopo!”.

Trilussa.
Mi è sempre piaciuta la sua poesia intitolata ‘la carità’ perché è divertente e commovente allo stesso tempo. La riporto qui di seguito:
Er Presidente d’una Società
che protegge le bestie martrattate
s’intese domannà la carità:
“Ho fame, ho fame, signorino mio,
m’ariccommanno, nun m’abbandonate,
dateme un sòrdo pe’ l’amor de Dio!”.
“Nun te posso da’ gnente:”
je fece er Presidente
“io nun proteggo che le bestie sole …”.
“E allora” je rispose er poverello
cacciannose er cappello
“fatelo pe’ ‘ste povere bestiole …”.

Per chi non ha dimestichezza col dialetto romanesco riporto una traduzione in italiano (che Trilussa ci perdoni!):
Il Presidente d’una Società
che protegge le bestie maltrattate
si sentì domandar la carità:
“Ho fame, ho fame, signorino mio,
mi raccomando, non m’abbandonate,
datemi un soldo per l’amor di Dio!”.
“Non ti posso dar niente:”
gli disse il Presidente
“io non proteggo che le bestie sole …”.
“E allora” gli rispose il poverello
levandosi il cappello
“fatelo per ‘ste povere bestiole …”.

(le bestiole sono i pidocchi che ha nei capelli – ndr).

Il capo. Il capo è sicuro di sé, quindi lo seguono perché gli credono. Il capo promette sicurezza, quindi lo seguono perché gli credono. Il capo sa quello che fa (anche se fa qualche boiata), quindi lo seguono perché gli credono. Il capo riesce in tutto (anche se sovente sono cavolate), quindi lo seguono perché gli credono. Il capo pronuncia discorsi altisonanti (anche se spesso sono illusioni), quindi lo seguono perché gli credono. Il capo è forte contro gli altri Stati (specie se questi sono molto deboli), quindi lo seguono perché gli credono. Il capo dà privilegi (a pochi), quindi lo seguono perché ci sperano. Il capo a volte è un esaltato (ufficialmente è un genio), quindi lo seguono perché credono al genio. Il capo, come succede in certe località, è sovrano per volontà di Dio o addirittura è un Dio lui stesso, quindi lo seguono perché ci credono. Il capo ha l’appoggio di potenti lobby di interessi, quindi lo seguono perché conviene. Il capo controlla la maggior parte dei mezzi d’informazione, che ovviamente esaltano il capo e denigrano gli avversari, quindi lo seguono perché gli credono. Il capo si arricchisce (assieme ai suoi aiutanti) col denaro pubblico, quindi lo seguono perché non ci credono oppure ci sperano. Il capo scatena indirettamente o direttamente guerre locali (soprattutto in Paesi ricchi di materie prime), quindi lo seguono. Il capo dice che c’è un grosso pericolo di terroristi, quindi lo seguono. Il capo va contro altri capi per avere più potere, pertanto lo devono seguire. Il capo usa la violenza con chi non è d’accordo, quindi è meglio seguirlo. Il capo esercita il dispotismo … … .
In genere solo il 5-10% dei capi delle nazioni operano per il bene comune; il 75-80% non molto o molto poco, il 10-15% è assai dannoso. E così l’umanità stenta a realizzare il progresso civile e umano per la totalità dei cittadini, l’uguaglianza, il benessere generalizzato, l’unità di intenti nella diversità, la collaborazione fra i popoli, la pace duratura, un ambiente altamente vivibile, l’avvento della verità, la vittoria del diritto comune sull’arbitrio di pochi, la piena democrazia.
I capi per essere tali devono avere molti poteri e amministrare grandi ricchezze, ma per l’80% dei casi – vedi sopra – non sempre operano per il bene comune.
A ragione Gesù afferma “I capi delle nazioni, lo sapete, decidono su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere, tra voi questi NON ci devono essere”.
I Popoli sono invitati ad adottare una Costituzione federale fondata sul principio inalienabile dell’Autorità diretta del Popolo, in modo da poter realizzare la grande ricchezza offerta a tutti gratuitamente dalla democrazia diretta, in modo da rendere il proprio Stato un Paese d’avanguardia, la casa di tutti i cittadini.

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UN GioCo Di PAZiENZA PER i GioVANi SoTTo i 30 ANNi o SOPRA i 29 = iL TEST SUL GRADo Di DEMoCRATiCiTÀ Di UNo STATo DEMoCRATiCo

Nel prospetto che segue sono formulati 21 requisiti di democraticità per un Paese considerato democratico: 7 requisiti sono dell’ambito diritti politici, 7 dell’ambito libertà civili e 7 dell’ambito sviluppo socio-economico. Scelto un Paese si può dare, in base alle conoscenze che si hanno, un punteggio voce per voce: se la risposta sulla presenza di un requisito è ‘‘ si assegna 1 punto, se è ‘NO‘ si assegnano 0 punti, se la risposta è intermedia, si assegna mezzo punto.

Test sulla democraticità di uno Stato
Ambito: Autorità del popolo (diritti politici).
Punti da assegnare: 1; 0; ½.
Presenza requisiti
– Suffragio universale libero e segreto: SÌ, NO
– Piena possibilità di voto decisivo del popolo su ogni legge: SÌ, NO
– Iniziativa popolare per nuove leggi: SÌ, NO
– Voto obbligatorio del popolo per Costituzione e trattati internazionali: SÌ, NO
– Voto a doppia maggioranza: una proporzionale e una per unità territoriale: SÌ, NO
– Voto del popolo su questioni di politica economica (su monopoli, ecc.): SÌ, NO
– Votazione nelle aziende per eleggere i dirigenti interni: SÌ, NO

Ambito: Liberazione dal potere (libertà civili).
Punti da assegnare: 1; 0; ½.
Presenza requisiti
– Piena libertà di parola, associazione, uso mezzi d’informazione: SÌ, NO
– Automazione del voto in tutto il paese, sicurezza da brogli: SÌ, NO
– Federalismo politico e amministrativo a tutti i livelli: SÌ, NO
– Capo governo in carica solo un anno, non rieleggibile l’anno dopo: SÌ, NO
– Destituzione per voto popolare dei capi corrotti o inetti: SÌ, NO
– Divieto tassativo di monopoli economici o finanziari: SÌ, NO
– Esclusione dal governo di esponenti di grandi gruppi economici: SÌ, NO

Ambito: Benessere socio economico (sviluppo).
Punti da assegnare: 1; 0; ½.
Presenza requisiti
– Facilitata iniziativa privata in campo economico (anche riducendo tasse): SÌ, NO
– Facilitati occupazione, formazione, ricerca, salari minimi alti: SÌ, NO
– Salvaguardato l’ambiente ecologico: SÌ, NO
– Sviluppo diffuso di alta tecnologia, anche presso le imprese: SÌ, NO
– Conti pubblici in pareggio e bilancio previdenza attivo: SÌ, NO
– Ottimizzata assistenza handicappati, anziani, malati, bimbi, ecc.: SÌ, NO
– Ottimizzata l’accoglienza agli immigrati: SÌ, NO

TOTALE punti 21 (massimo).
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Facendo il totale dei punti relativi a uno stesso Paese possiamo valutare la sua posizione, dal punto di vista del funzionamento democratico, in base alla tabella seguente.
Grado di democrazia in uno Stato
totale punti assegnati
0 – 5: democrazia pochissimo funzionante
5,5 – 10,0: poco funzionante
10,5 – 14,5: appena sufficiente
15,0 – 18,5: buona
19 – 21: ottima.

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Anche all’interno di ciascuno dei 3 ambiti si possono sommare i punti assegnati (massimo 7) e confrontare il totale relativo con la tabella seguente, deducendone il grado di democrazia raggiunto in quell’ambito.
Grado di democrazia in un ambito
totale punti assegnati
0 – 1: ambito democratico insufficiente
1,5 – 2,5: scarso
3 – 4: appena sufficiente
4,5 – 5,5: buono
6 – 7: ottimo.

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