LA SOVRANITÀ DEL POPOLO
Dall’articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana – Principi fondamentali: “La sovranità appartiene al popolo, …”.
È lecito che, se due capi sono in contrasto fra loro, migliaia di giovani di ambedue le parti debbano andare a morire in una guerra, scoppiata per la durezza o l’incapacità o la sete di potere o i problemi psichici di qualche capo? La gente non vuole mandare a morire i propri figli o i propri mariti o i propri fratelli.
È giusto che, se un capo fa leggi ingiuste o non popolari, i cittadini debbano subire e sottostare senza poter decidere nulla? È lecito che i capi esercitino le loro cariche come se lo Stato fosse una loro proprietà oppure le usino per i propri interessi, e non come cariche pubbliche al servizio della gente, mentre i cittadini possono fare poco o niente per cambiare la loro situazione? I cittadini vogliono essere parte decisiva nella realizzazione del benessere generale e la giustizia sociale.
È lecito che a lungo andare in molti partiti siano infiltrati rappresentanti di grandi gruppi economici e/o finanziari (multinazionali), che sovente operano per lobby più o meno deviate, o che ricattano i governanti, per cui chiunque voti è quasi lo stesso? E seppure i capi sono di un partito “alleato” o “vicino” al popolo, sono loro che decidono per il popolo, anche se non sempre ci azzeccano: e con l’andare del tempo diventano un forte centro di potere, polo di attrazione di arrivisti, speculatori e, a volte, di dittatori.
Sappiamo che nell’antichità i capi, cioè i sovrani, si autoproclamavano Dei, e, in seguito, “sovrani per volontà di Dio”. Ora esplicito dei fatti che non sono noti, perché nessuno ne vuole parlare. Quando Gesù è venuto ha dichiarato: “I capi delle nazioni, lo sapete, decidono su di esse e i potenti esercitano su di esse il loro dominio; tra voi questi non ci devono essere”. “In verità vi dico, ogni cosa che la comunità tutta insieme approva sulla terra è approvata anche in cielo e ogni cosa che essa respinge sulla terra è respinta anche in cielo”. Ossia, per Gesù, la volontà di Dio viene espressa dalla decisione di tutta la comunità, non dai capi. Ma questa è democrazia! È la sovranità del popolo, che San Paolo chiama “dignità regale” di ciascuno.
Tutti possono votare, dall’ultimo schiavo alla persona più importante, alla pari: “gli ultimi sono i primi” (da notare che nella democrazia dell’antica Grecia erano esclusi dal voto gli schiavi, la plebe, le donne e le classi sociali inferiori).
L’apostolo San Pietro conferma: “Non bisogna obbedire agli individui, ma solo a Dio”, cioè all’Amore, nostro Padre (il nostro Papà), per cui noi siamo tutti fratelli, alla pari. San Pietro ratificava le decisioni della comunità, non comandava sugli altri. Per tali ragioni San Paolo può affermare: “Noi non padroneggiamo su di voi, ma siamo collaboratori della vostra gioia”. E alla fine aggiunge: “Allorquando sono annientate tutte le strutture di potere e le forme di dominio … abbiamo la pienezza dei tempi”.
Dato che tutta la comunità può decidere sulla distribuzione della ricchezza, fra loro non vi sono più poveri. Scrive l’evangelista San Luca: “La moltitudine dei credenti è un cuor solo e un’anima sola e fra loro non ci sono indigenti”. Molti, vedendo come si amano scambievolmente, credono a essi, e i cristiani, per la testimonianza che offrono e per la loro ammirevole struttura sociale, ogni giorno di più si moltiplicano.
È una rivoluzione sociale! Le realizzazioni democratiche del cristianesimo originario, e l’elevato numero dei seguaci, suscitano un enorme timore negli ultrapotenti imperatori romani (Diocleziano dichiara che minano le strutture stesse dell’impero), i quali ordinano perciò continue persecuzioni fino al IV° secolo d.C., quando l’imperatore Costantino opera l’insabbiamento totale della democrazia diretta dei primi cristiani, in cambio di un riconoscimento della libertà di culto (formale) ai cristiani stessi, dando inizio inoltre al credo in una teologia della vita, però dell’aldilà (sopra le nuvole). Da allora e per oltre mille anni della DD non si può più parlare, pena il rogo.
Per inciso ricordiamo che ancora nel 1907 d.C. il sommo pontefice Pio X° condanna, purtroppo, la democrazia sia negli Stati laici sia nell’organizzazione ecclesiastica: significherà aprire la strada alle dittature di tipo fascista.
Facciamo gli auguri affinché la gerarchia riscopra la bellezza del cristianesimo originario e che tutti, cittadini italiani e non italiani, la riscoprano.
La democrazia non è solo la possibilità e il diritto di esprimere la propria opinione, è, soprattutto, la possibilità per ciascuno di avere una parte concreta nelle decisioni, direttamente, mediante strumenti realmente idonei di votazione (senza limitazioni né quorum, sennò sarebbe “democrazia ridotta”) e con valore esecutivo.
Si tenga presente che il male sociale è dovuto non a insensibilità o inettitudine del popolo, ma alla mancanza del diritto costituzionale per il popolo di esprimere la propria volontà sulle esigenze comuni, con immediato effetto vincolante.
Gli spacciatori di sofferenze invece vogliono guerre locali o lo sfruttamento incondizionato di territori e la sottomissione di popoli per gli interessi di alcune multinazionali economico/finanziarie: dove andremo se continua così?
Noi vogliamo la democrazia diretta dei cittadini, che non vuole la guerra né lo sfruttamento dei cittadini e delle loro risorse, ma permette il benessere generalizzato di tutti, l’ambiente altamente vivibile e la pace duratura.
Noi vogliamo la democrazia diretta dei cittadini, che non permette di schiacciare per emergere sull’altra gente, che non permette di rubare per possedere, ma è il sistema che realizza un’economia sana, l’equa distribuzione della ricchezza fra tutti, stipendi dignitosi e garantiti pei lavoratori, massima occupazione, basso debito pubblico, minori tasse, servizi altamente efficienti e giustizia sociale.
Noi vogliamo la democrazia diretta dei cittadini, che non ci fa rassegnare alle strutture logoranti del potere, ma realizza la piena libertà democratica dei cittadini e la loro maturità civile, sociale e politica.
Noi vogliamo la democrazia diretta dei cittadini, che non vuole il “divide et impera” dei potenti e la disinformazione, ma la tolleranza, il progresso e l’unità nell’armonia del popolo.
Noi vogliamo la democrazia diretta, che è il più grande dei diritti civili, che è il fattore di progresso dell’umanità, che s’immedesima con la volontà di tutti i cittadini, che è totalmente vicina all’anima del popolo, che fa diventare i cittadini sovrani.
Amare il popolo non significa fare quello che si ritiene bene per il popolo, bensì è fare ciò che vuole il popolo tutto assieme. È questo che rende il popolo sovrano!
Il progresso scientifico in futuro permetterà all’umanità di vivere senza le malattie classiche che oggi l’affliggono. La democrazia diretta, da istituire nella nostra Costituzione, compie un’opera ancora più grande: permetterà di liberare l’umanità dai mali socioeconomici che oggi la logorano. Forza cittadini! Con la democrazia diretta istituita, tu e tu e tu e ciascuno di noi tutti assieme vinciamo il mondo.
LA DEMOCRAZIA DIRETTA
La piena democrazia diretta è il sistema che permette di esercitare la sovranità del popolo. Quando tutto il popolo può decidere assieme sulle esigenze della comunità funziona tutto. Tipico è l’esempio della confinante Svizzera (che ha conquistato la DD nell’Ottocento), dove per qualunque cosa che i governanti non fanno come si deve, il popolo – raccolto un prefissato numero di firme – può votare per legge costituzionale, mediante referendum o iniziativa popolare senza limitazioni o quorum, e il risultato del voto è obbligatoriamente e immediatamente legge esecutiva. È per questo che lì funziona tutto come si deve.
In Italia oggi si parla tanto del salario minimo che i governanti più conservatori non vogliono concedere. In Svizzera con la democrazia diretta i cittadini hanno conquistato gli stipendi fra i più alti del mondo. Sembra una contraddizione in termini giacché, se gli stipendi sono troppo alti, le imprese non potrebbero reggere, ma non è così. A tutti i lavoratori, svizzeri e migranti, sono dati una validissima formazione professionale e alti stipendi; questo fa sì che milioni di cittadini possono spendere e acquistare milioni di prodotti in più e, in tal modo, le imprese vendono e guadagnano molto di più, devono pertanto aumentare la produzione di beni e assumere ulteriori persone: in Svizzera, di conseguenza – sono dati di fatto – la disoccupazione è la più bassa del mondo.
Anche per quanto riguarda l’ambiente, i cittadini non vogliono vivere nel degrado, quindi potendo decidere loro direttamente, in Svizzera hanno realizzato l’ambiente ecologico migliore del pianeta: visitarla per credere.
Nella federazione elvetica i conflitti interni sono quasi assenti, eppure lì convivono tre etnie diverse, quattro lingue diverse, cinque confessioni religiose, ma assai raramente c’è bisogno di lotte, di scontri, di manifestazioni, di scioperi. Per ogni esigenza il popolo vota e sceglie la soluzione migliore e più condivisa, in unità.
In Italia, senza stipendio minimo dignitoso e garantito e senza “obbligo” di un’alta formazione professionale, molte imprese guadagnano soldi pagando di meno i lavoratori: è il contrario di quanto descritto sopra! Ma così facendo solo poche imprese fanno soldi, mentre moltissimi lavoratori, italiani e migranti, non hanno futuro, si allarga la povertà (e il malaffare), calano, anche per la scarsità di asili nido, le nascite (con grave rischio per le future pensioni) e un notevole numero di italiani alla fine è costretto a lasciare l’Italia.
Guardiamo i fatti: lo stipendio minimo garantito è stato anche uno dei capisaldi di Franklin Delano Roosevelt, mediante i quali ha risolto la gravissima crisi economico/finanziaria USA del 1929. Egli quasi raddoppia gli stipendi bassi dei lavoratori e le pensioni minime, interviene a sostegno degli agricoltori e dei prezzi agricoli, emana leggi per dare più diritti sindacali e sociali ai cittadini (fra l’altro introduce l’indennità di disoccupazione e di vecchiaia), impone strettissimi controlli statali al sistema bancario/finanziario, inizia svariate nuove opere pubbliche per favorire l’occupazione, pagando questi lavoratori ex-disoccupati invece di dare loro sussidi assistenziali non produttivi, promuove fortemente la ricerca e l’innovazione tecno-scientifica.
Jean-Jacques Rousseau è il “padre” della democrazia diretta elvetica. Egli asserisce la supremazia della volontà di tutto il popolo: la sovranità non può essere rappresentata, per la stessa ragione per cui non può essere alienata. La sovranità consiste essenzialmente nella volontà generale, e la volontà non si rappresenta: o è quella stessa, o è un’altra volontà; non c’è via di mezzo.
Amare il popolo non significa fare quello che si ritiene bene per il popolo, bensì è fare ciò che vuole il popolo tutto assieme.
Questo richiede un cambio totale di mentalità. È un vero rinnovamento sociale, è l’organizzazione migliore per l’umanità. È ciò che ci rende forti! Sono i cittadini gli artefici del loro benessere.
Basta con la governabilità di alcuni pochi su una massa di minorati della politica!
Noi vogliamo realizzare la democrazia diretta dei cittadini. La lotta sarà dura, costerà avversità e sacrifici, ma alla fine la vittoria sarà nostra, di tutti i cittadini, per sempre.
W la sovranità del popolo!
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P.S.- Gli argomenti qui trattati sono più ampiamente sviluppati nelle varie categorie del presente sito web di testo. Buona lettura!
Articolo molto ben fatto. Condivisibile in ogni parola. Da divulgare. Grazie.
Grazie per il giudizio favorevole. Può divulgarlo al largo come crede meglio, citando la fonte (il presente sito web di testo). La democrazia diretta, istituita in modo completo nella Costituzione di uno Stato, opera una svolta epocale nella vita di tutta la comunità civile. Nettamente superiore è alle altre forme di governo, poiché permette liberamente la partecipazione e il contributo di tutte le menti, non il contributo della mente di uno solo al potere e dei pochi che gli stanno attorno (anche se una tantum fanno cose valide). Ciò porta a un benessere generale che “gli altri” neppure lo sognano.