L’apartheid: in Sudafrica, sino al 1992, lo Stato impone un ferreo regime di segregazione razziale alla maggioranza nera. Un mio conoscente geometra racconta che negli anni Settanta si reca colà per ragioni di lavoro, poiché la ditta di cui è dipendente deve costruire una diga sul posto. Prende pertanto l’aereo assieme alla moglie e arriva all’aeroporto di Città del Capo. Appena scesi dal velivolo tutti i passeggeri devono recarsi in una sala apposita ove una commissione ha il compito di esaminare il colore della pelle di ciascuno e di classificarlo in base a 5 tonalità: se ti riconoscono come bianco, hai tutti i diritti; se ti riconoscono come indiano hai un po’ meno di diritti; se sei di razza ‘gialla’ ne hai ancora meno; se sei meticcio hai pochi diritti, mentre se sei nero non hai alcun diritto.
Il mio conoscente e la moglie ovviamente sono classificati come bianchi per cui hanno subito diritto a una casa residenziale e devono avere obbligatoriamente, loro malgrado, una serva nera. Stabilitisi nella casa, al momento del pranzo dicono alla donna nera di sedersi a tavola con loro, ma lei dice che non può, la legge le proibisce di mangiare insieme ai bianchi, per cui deve mangiare in cucina. Un altro giorno, sempre durante il desinare, finisce l’acqua nella brocca e il mio conoscente, per non scomodare la domestica, va lui a prendere l’acqua in cucina. Qui, con sua grande sorpresa, vede la donna che mangia seduta per terra col piatto anch’esso a terra. La invita a mangiare sul tavolo e seduta sulla sedia, ma la donna risponde che le è vietato dalla legge: i neri nelle case dei bianchi possono mangiare solo per terra (come gli animali – ndr).
Sono piccoli aspetti della grande tragedia del razzismo.
NOTA: In alcune esperienze personali vissute che seguono, il nome o il grado di parentela di persone è cambiato per ragioni di riservatezza.
In Angola nel 1975 viene instaurato un sistema politico ispirato al modello socialista sovietico: la proprietà privata è abolita, tutto è dello Stato. Una decina di anni dopo il mio amico Dino T. con la famiglia si reca per lavoro nella capitale Luanda, come addetto a un ente pubblico italiano. Gli occorre un appartamento, ma lì le case sono di proprietà dello Stato e sono irreperibili. Il funzionario statale incaricato degli alloggi chiede sottobanco, per l’assegnazione, una cifra oggi equivalente a circa 30.000 euro. Il mio amico, messo alle strette, gli dà come anticipo metà della somma e poi, ottenuto l’appartamento, ritiene sufficiente quanto già versato extra e non intende sborsare altri soldi.
La situazione a Luanda è precaria, i negozi restano quasi sempre senza merci, i medicinali non ci sono, anche una semplice aspirina è introvabile. Il funzionario statale vuole il saldo della mazzetta, ma viste inesaudite le sue richieste, alla fine denuncia Dino T. dichiarando che: pronuncia frasi ingiuriose verso un ufficiale locale, picchia il domestico nero, fa contrabbando di cibo, è nemico del popolo angolano e pertanto è persona non gradita allo Stato. Sono accuse fasulle o montate, tuttavia Dino è costretto a lasciare il paese. Quando ci sono governi centralizzatori, corruzione e burocrazia prendono il sopravvento e sviluppo e progresso nel lungo periodo vengono meno.
La fame nel mondo: un frate belga che conosco si trova, dopo il secondo conflitto mondiale, a New Delhi in India, ove le persone per attirare le vacche sacre, allorché queste ostruiscono il passaggio, mostrano a esse dell’erba per farle spostare senza toccarle. Un giorno, mentre cammina per le vie della città, vede un’automobile investire un cane uccidendolo: immediatamente accorre una torma di ragazzi che si getta sull’animale e lo divora crudo così com’è. La fame non è bella.
Episodi della storia nel XVI secolo: nel 1571 si svolge nei pressi di Lepanto in Grecia una nota battaglia fra la flotta turca e quella cattolica, composta di navi spagnole, pontificie, veneziane, dell’ordine di Malta, ecc. I turchi utilizzano come rematori i cattolici ridotti in schiavitù, i quali hanno tutto l’interesse alla vittoria degli spagnoli, giacché in tal modo possono riacquistare la libertà: essi cercano quindi di non obbedire agli ordini dei loro sorveglianti, impedendo il corretto funzionamento delle navi turche durante lo scontro. Sulle navi cattoliche invece i rematori sono galeotti condannati per reati comuni, ai quali è promessa la libertà in caso di vittoria: questi hanno pertanto tutto l’interesse a remare nel migliore dei modi. Risultato: la flotta cattolica riporta uno schiacciante successo che suscita grande risonanza in Europa.
Frattanto nella Spagna stessa, da circa un secolo, il rigore dell’inquisizione si scatena in tutta la sua aberrante disumanità e ignoranza da paraocchi; sono inoltre cacciati in massa gli ebrei, i mussulmani e i convertiti da queste religioni, impoverendo il paese delle loro capacità e potenzialità. Tra l’altro sono assolutamente proibiti tutti i libri editi da paesi non cattolici, anche se riguardano argomenti profani. Nell’Inghilterra anglicana in quel periodo l’ingegneria navale fa enormi progressi: le navi, mediante un intelligente gioco di vele, possono navigare sotto la spinta di qualsiasi vento anche non favorevole, facendo a meno dei rematori. Così le navi diventano più leggere, agili e veloci offrendo prestazioni nettamente superiori a quelle dei pesanti galeoni dell’epoca. Queste scoperte sono descritte nei trattati d’ingegneria navale inglesi, ma in Spagna la loro conoscenza è resa impossibile per la chiusura sociale pretesa dall’inquisizione.
Nel 1588 il cattolicissimo re Filippo II vuole punire con un’azione di forza bruta l’Inghilterra eretica – quindi Stato canaglia – e invia la sua “invencible armada”, composta di ben 130 unità navali, contro il nemico.
Al primo scontro nella Manica la moderna flotta inglese infligge una cocente sconfitta alle lenti navi iberiche, affondandone, anche con l’aiuto d’una violenta tempesta, oltre la metà. Per l’impero spagnolo è l’inizio di una lenta fine.
Morale della favola: chi si ritiene di una civiltà superiore, in effetti è di una inciviltà superiore.
In quegli anni in Italia la santa inquisizione manda al rogo uno scienziato, Viscardo, un medico che studia la circolazione del sangue nell’uomo osservando l’apparato cardiocircolatorio all’interno dei cadaveri. Che fai ereticaccio? Il corpo umano è sacro e inviolabile ed è diabolico cercare di carpire i segreti di dio creatore! Soltanto i sommi sacerdoti possono e sanno dare una risposta a tutto con la teologia! E se tu non sei con loro d’accordo, essi, sì, possono violare il tuo corpo bruciandoti vivo.
Gli antichi romani fin dall’inizio delle loro conquiste professano una grande devozione verso gli dei (ripetiamo qui un fatto già descritto nella categoria ‘Religione – Parte II^ del presente sito): consacrano a essi le armi che fabbricano, ottenendo dopo la consacrazione spade di ferro molto più resistenti delle spade e scudi nemici, che in battaglia si spezzano sotto i colpi dei romani. Se questi però non consacrano le loro armi agli dei, le spade non acquistano maggiore durezza rispetto alle armi avversarie. È un fatto reale, accertato. Pertanto la religione inculca una doverosa devozione verso le divinità pagane, facendole ritenere artefici della potenza di Roma.
** Qual è il vero motivo?
Nel corso della cerimonia religiosa le corte spade di ferro appena foggiate sono infilate dentro il corpo di capretti che dopo vengono bruciati sul fuoco di legna in sacrificio agli dei. Viene in tal modo dato inizio a un processo di ‘carburazione’, ossia di diffusione del carbonio nello strato superficiale del ferro, trasformandolo in acciaio: da qui la superiore durezza delle spade romane.
Un po’ di antropologia culturale. Un pastore protestante olandese racconta di un’interessante e sotto certi aspetti curiosa esperienza da lui fatta, la quale mostra la funzione esercitata dai modelli culturali su una comunità e il condizionamento che questi operano sul comportamento dei membri.
Alla fine degli anni Quaranta egli si trasferisce con la moglie e i loro due bambini all’interno della Nuova Guinea per iniziare una missione presso alcune popolazioni sperdute nella foresta equatoriale, le quali vivono ancora nell’età della pietra, non conoscendo la lavorazione dei metalli né l’esistenza dell’uomo bianco.
Con un barcone a motore risale il corso di un fiume per raggiungere la località. Gli indigeni non sanno da cosa dipende quel rombo che si fa sempre più forte, pensano siano tuoni celesti, e quando vedono i bianchi ritengono che siano dei. Il missionario regala loro delle accette perfettamente affilate, che suscitano gran meraviglia, giacché i loro utensili sono lavorati in maniera grossolana, per il fatto che usano solo la pietra.
Gli indigeni dimorano in piccoli villaggi e le diverse comunità sono spesso in conflitto fra loro. In qualche caso praticano il cannibalismo, specialmente se catturano un abitante di villaggi avversari, e tengono in gran considerazione chi riesce a sopraffare qualcuno con l’inganno, soprattutto.
È infatti considerato ‘il migliore’ della loro comunità un giovane, Koru, che si è fatto molto amico d’un altro giovane appartenente a un villaggio vicino: i due si incontrano spesso e si scambiano doni presso le rispettive capanne e il nostro protagonista conquista pienamente la fiducia dell’altro. Dopo qualche mese, l’amico, recatosi da Koru per una delle solite visite, è ricevuto da lui e da altri ragazzi con grande festa.
Ad un certo punto, con leggeri sogghigni, i giovani afferrano delle lance: l’ospite allibisce comprendendo la nuova situazione e tenta di fuggire, ma viene infilzato dalle aste di Koru e compagni, poi è arrostito sul fuoco e servito per il banchetto collettivo. Con questa impresa di falsa amicizia Koru diventa l’eroe del villaggio.
Il missionario intanto impara la lingua e organizza una serie di riunioni con un gruppo di indigeni, in cui parla di Gesù e del vangelo, ma l’interesse non è elevato. Passano le settimane finché un giorno, mentre narra l’episodio di Giuda, il gruppo in ascolto improvvisamente esplode in alte grida di entusiasmo: Giuda si fa amico di Gesù per poi tradirlo? Ma è un grande, è il personaggio più importante, è lui l’eroe del vangelo!
Ma il pastore non si perde d’animo: cerca di comprendere se nella cultura indigena vi sono elementi che possono fornire un aggancio alla sua catechesi. Scopre così che è tenuto in grande considerazione anche il cosiddetto ‘figlio della pace’: nel momento in cui si vuole porre una tregua alle continue lotte fra le comunità, due genitori di un villaggio e due genitori del villaggio nemico debbono scambiarsi un figlio. I due bambini restano per tutta la vita con i nuovi genitori e sono chiamati figli della pace perché, finché essi vivono, tra i due villaggi non vi può essere guerra.
Il missionario riesce finalmente a farsi capire: Dio manda suo figlio da noi perché non vuole stare in guerra con noi, Gesù è il figlio della pace.
La forza bruta e l’inganno fanno parte del DNA ereditato dal mondo animale. Solo l’evoluzione sociale ci libera lentamente da ciò con la scoperta della solidarietà e della collaborazione.
Inframmeziamo ora tra i fatti alcuni ricordi di mio zio Ubaldo, che ogni tanto viene a trovarci e ci racconta le sue avventure da bambino in tempo di guerra o episodi di lavoro. Ricordi che, in omaggio a Fellini, chiamiamo amarcord: sono 12.
Amarcord 1. Mio zio Ubaldo durante la guerra abita a Roma e all’età di sei anni è baciato dal duce. Questi infatti ci tiene a far vedere che sta vicino ai figli del popolo, per cui ogni tanto pubblicamente fa tale gesto. La madre di mio zio Ubaldo, una persona semplice e non ricca, è un po’ simpatizzante del duce per cui ritiene un onore che suo figlio sia baciato da lui. Il bambino è dagli organizzatori vestito da marinaretto, tutto di bianco; poi un uomo dal volto scarno, coi capelli grigi e in camicia nera, lo porta in mezzo a una strada, lasciandolo lì da solo, mentre una numerosa folla è in attesa lungo i lati transennati, ove si reca anche la sua mamma. Ma lasciamo la parola a zio Ubaldo.
“Dopo un certo tempo in cui, tutto solo, non so che fare, vedo apparire sul fondo del viale un drappello inquadrato di camicie nere, che avanzano marciando col passo romano e ampi movimenti delle braccia; alla testa del drappello, impettita, marcia una persona robusta col viso rivolto verso l’alto.
Arrivato vicino a me, l’uomo in testa ordina l’alt, mi afferra, mi solleva, mi bacia sulle guance e poi, accennando un sorriso, mi fissa intensamente. Io rimango molto colpito dal suo sguardo: sento in esso un forte senso paterno, di compenetrazione, di comprensione, che attrae. Io allora lo ricambio con la stessa intensità di sguardo, tanto che lui rimane colpito a sua volta e, rivolto verso la folla plaudente, chiede ad alta voce: “chi è la madre di questo bambino?”.
Mia madre, colta di sorpresa, non ha per l’emozione l’ardire di farsi avanti. Io indico col braccio il punto fra la gente ove ritengo si trovi e gli dico: “sta là”. Il duce ripete con voce più forte: “chi è la madre di questo bambino?”, ma anche stavolta mia madre non riesce a vincere lo stato emotivo. Mussolini chiede all’anziano in camicia nera dove è la madre mia, ma costui non lo sa con precisione e allora mi affida a questi e si allontana alla testa del suo drappello inquadrato, marciando impettito col passo romano e ampi movimenti delle braccia, il viso volto verso l’alto”.
Amarcord 2. Zio Ubaldo racconta: “un giorno vado con mia madre a piazza Venezia ad ascoltare un discorso di Mussolini affacciato al balcone. A ogni poche parole di lui si levano oceaniche ovazioni dalla folla che gremisce la piazza (quando il duce parla a piazza Venezia, tutti gli impiegati statali devono andare là, tutti i commercianti debbono chiudere i loro negozi e recarsi là, tutti coloro che camminano per le strade in direzione non di piazza Venezia sono costretti dai militi a dirigersi da quella parte là).
Io sto lì, piccolino di statura per l’età, e osservo la gente dal basso in alto. Di fronte a me un uomo allampanato con un cappello dalle falde larghe non batte le mani alle parole del duce. All’improvviso una persona lì accanto gli chiede: “perché non battete le mani?”. Un poliziotto in borghese si avvicina sospettoso. L’uomo allampanato con fare compunto dice “sì, sì, io le batto” e immediatamente con goffa lievità batte le mani, abbozzando a fatica una specie di sorriso, e con gli occhi sbarrati, fissando il vuoto”.
Amarcord 3. Il 10 giugno 1940 è una bella giornata di sole. Mio zio Ubaldo ha quasi sei anni ed è in casa con sua madre, che sta poco bene, per cui non può uscire. Così ricorda quel giorno: “desidero andare all’aperto a giocare, ma mia madre non può portarmi; ho quasi dimenticato la cosa, quando viene a trovarci un’amica di famiglia, Esterina, che si offre spontaneamente di accompagnarmi a un grande prato (dopo la guerra ci fanno un campo di calcio) non lontano da casa.
Mentre sto lì contento a giocare con la terra, a un certo punto sono infastidito dalla voce a pieno volume della radio, proveniente da tutti i palazzi che fiancheggiano i bordi del prato. Io alla fin fine non ci faccio più caso, ma la mia accompagnatrice a un tratto si mette a piangere e dice: “andiamo a casa, andiamo a casa”. Io non vorrei tornare, ma lei tra le lacrime fa: “è scoppiata la guerra, andiamo a casa”. Io non so neppure che cosa è la guerra e desidero continuare a giocare, ma lei mi prende una mano con dolcezza e mi conduce con sé, piangendo sommessamente lungo il cammino.
Attraversato il prato, imbocchiamo la via dove abito, che presenta ai lati due file di palazzi di cinque o sei piani ciascuno; non passa nessuno e sento un silenzio agghiacciante, mai provato prima (c’è silenzio e silenzio). Percorrendo la strada mi accorgo che le radio all’interno delle case sono anche lì accese a tutto volume tanto che si può udire da basso il discorso del duce sulla dichiarazione di guerra a Francia e Inghilterra, intervallato da boati di applausi, mentre qua e là da tantissime finestre escono impressionanti grida di dolore: “aaaaaaaaah”, “aaaaaaaaah”, …, e pianti disperati di donne, che hanno figli, mariti, fratelli, da fornire come carne da cannone. A un certo punto scorgiamo una signora che cammina sotto shock, la quale, arrivata vicino a noi, all’improvviso ci urla istericamente: “io ho quattro figliiii, io ho quattro figliiii” (dentro di me non comprendo tanto sconvolgimento pel fatto di avere quattro figli). L’amica di mia madre l’ascolta, poi con tenerezza le risponde: “anch’io, signora, ne ho due”.
A giugno l’Italia ‘invade’ l’Unione Sovietica, perdono colà la vita 68.000 nostri giovani. L’11 dicembre 1941 l’Italia dichiara la guerra pure agli Stati Uniti d’America. Quel giorno mia madre parlando in casa con degli amici dice: “forse contro la Russia ce la possiamo fare, ripeto forse, ma contro l’America non possiamo in alcun modo vincere”. Una semplice cittadina capisce la realtà della situazione, possibile che certi capi di Stato invece non se ne rendano conto? Ma che razza di governanti abbiamo? Quale competenza o abilità hanno? Poca o nessuna.
NOTA: L’Italia dichiara guerra agli Stati Uniti d’America! Incredibile, ma vero: è come un topo che dichiari guerra a un elefante, il quale in breve tempo lo schiaccia con una zampata. È una lampante dimostrazione dell’incapacità e della miopia di vedute di certi capi politici, specialmente dei dittatori, che non si rendono conto delle conseguenze delle loro folli idee di supremazia e dei loro abusi brutali. Generalmente il risultato finale è il disastro degli Stati su cui comandano.
LA DEMOCRAZIA PRESSO LE PRIME COMUNITÀ CRISTIANE.
LA STORIA NE DEVE PARLARE PIU SPESSO.
Gesù di Nazareth nel I° secolo dà la soluzione: “In verità vi dico, ogni cosa che la comunità tutta insieme approva sulla terra è approvata anche in cielo e ogni cosa che essa respinge sulla terra è respinta anche in cielo”. Cioè quello che decide la comunità tutta assieme, su ogni cosa, è ciò che più vale. E tutti possono votare, alla pari, dall’ultimo schiavo alla persona più importante. È la “dignità regale” di ciascun cristiano dei primi tempi e degli esseri umani di tutti i tempi, è la sovranità del Popolo, è la comunione delle decisioni. È la rivoluzione sociale portata da Gesù, descritta nel ‘magnificat’.
È una realtà nuova d’un valore immenso. Difatti San Paolo chiama ogni comunità dei primi cristiani col termine ‘ekklēsía’, che in greco antico ha un unico significato: “il Popolo riunito per decidere sulle esigenze della città”. È la democrazia o meglio ancora è la democrazia diretta.
È il messaggio sociale basilare del cristianesimo originario che risolve e che genera l’unità nella diversità a livello comunitario. In questo modo tra loro non vi sono bisognosi.
L’altro messaggio fondamentale di Gesù di Nazareth riguarda i rapporti tra le persone: “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi, da questo sarete riconosciuti per miei seguaci”. L’amore scambievole genera l’unità nella diversità a livello interpersonale, è il distintivo dei primi cristiani: scrive infatti Tertulliano che i pagani, vedendo come i seguaci di Gesù si amano fra loro, credono a essi e si convertono.
Gesù afferma inoltre che qualunque cosa facciamo alla persona ritenuta ‘ultima’, cioè al povero, all’affamato, all’emarginato, all’ammalato, al bambino, all’inferiore, al perseguitato, all’emigrato, allo sfruttato, lo facciamo a Lui stesso: non è fare l’elemosina, ma è agire vedendo l’altro con occhi nuovi, è ‘vedere Gesù nell’altro’; e questo vale anche nei confronti del nostro prossimo.
Un documento scritto nel II° secolo d.C., la lettera a Diogneto, testimonia: “I cristiani realizzano un meraviglioso sistema di vita sociale”.
Sono queste le radici cristiane.
La democrazia diretta dei primi cristiani – e per la quale essi venivano sovente perseguitati e condannati a morte dal potere – subisce l’affossamento definitivo nel IV° secolo d.C. per opera dell’imperatore romano Costantino I° (e successori). Lui preferisce annientare la democrazia voluta da Gesù, creando al suo posto una religione di Stato al servizio del potere, retta da capi gerarchici da lui nominati che decidono loro su tutto al posto della comunità. Ricordiamo che nel vangelo Gesù dichiara: “I capi delle nazioni comandano su di esse e i potenti vi esercitano il loro dominio, tra voi questi non ci devono essere!”.
L’imperatore perde una grande occasione: quella di adottare nei suoi territori la nuova struttura di democrazia portata dai seguaci di Gesù, che avrebbe innescato un’evoluzione ammirabile nel sistema sociopolitico. In questo modo Roma sarebbe diventata un nuovo faro di civiltà democratica per il mondo conosciuto.
La democrazia è un organismo vivente e come tutti gli organismi viventi se non si evolve si estingue, e così avviene. L’impero decade sempre più fino a rovinare e scomparire, mentre la nuova religione di Stato combatte la cultura, la libertà d’espressione e la scienza. Tra l’altro il potere politico-clericale fa distruggere tutti gli oltre 500.000 papiri della celebre biblioteca di Alessandria d’Egitto, costituenti la somma del sapere del tempo, che in tal modo sono irrimediabilmente perduti per sempre. Subentrano, anche col successivo supporto dei tribunali speciali dell’inquisizione, circa mille anni di oscurantismo, che fa perdere all’umanità la possibilità di un prezioso progresso sociale, culturale, scientifico e democratico.
Il suffragio universale, insito nella struttura delle prime comunità cristiane, richiede ben 1500 anni per essere riconquistato in Europa dalla società civile, nel XIX° secolo, dopo lunghe lotte nel corso della rivoluzione industriale. Oggi, anche mediante la rivoluzione Internet, la soluzione dei problemi sociali per i cittadini è quella di riconquistare la compartecipazione alle decisioni sulle leggi e sulle necessità comuni, tramite la votazione popolare avente effetto esecutivo. La democrazia siamo noi.
Una società giusta ed equa senza l’istituzione della democrazia diretta è impossibile. Essa permette a noi cittadini, col voto vincolante di tutti, di esprimere le nostre capacità, di diventare artefici dello sviluppo di una società più giusta, di dare il nostro contributo fattivo alla realizzazione del benessere generalizzato.
Noi, i cittadini, vogliamo essere forti per legge, è l’unica soluzione. La conquista della democrazia diretta permette di realizzare la collaborazione fra i Popoli e un mondo unito. Chi ha delle domande, ami il Popolo e comprenderà. “Confidate, uniti nella D.D. conquistiamo il mondo!”.
Il grande messaggio sociale di Gesù. La comunità è composta di schiavi e liberi, di ultimi e non ultimi, di emarginati e non emarginati, di istruiti e non istruiti, di bianchi e neri, di donne e uomini, di simpatici e antipatici, di amici e avversari: il nuovo messaggio è che TUTTI sono alla pari, con uguale dignità regale, essendo tutti figli dello stesso Re, Dio-Amore, il nostro Papà; pertanto “qualunque cosa la comunità tutta assieme approva sulla terra è approvata anche in cielo”. È il più grande dei diritti sociali sulle esigenze comuni, è il più alto riconoscimento della dignità umana!
Amarcord 4. Un conoscente dello zio Ubaldo, usciere di un ente parastatale ora in pensione, racconta che da giovane ha lavorato molti anni in una città svizzera. Qui, come è noto, è caposaldo della costituzione la sovranità del popolo, ossia la democrazia diretta, per cui ogni situazione di conflitto può benissimo essere risolta dai cittadini stessi. Una volta, racconta il conoscente, nella città dove lavoro si verifica una penuria di abitazioni, gli amministratori politici non prendono iniziative risolutive per cui si rende necessaria la decisione comunitaria; su iniziativa popolare i cittadini infatti si esprimono sulla necessità di costruire nuove abitazioni: il risultato è “SÌ” e il sì del popolo è legge in base alla costituzione, per cui immediatamente sono edificate nuove case e il problema abitativo è risolto.
Un’altra volta i rappresentanti comunali e molte persone non riescono a mettersi d’accordo sul nome da dare a una strada del posto: i cittadini allora votano e scelgono il nome che preferiscono con buona pace di tutti.
In città sorge il bisogno di un ospedale con certe specializzazioni e attrezzature, la giunta comunale fa sapere che non vi sono i soldi per realizzare l’opera e non può farci niente. I cittadini decidono di votare sui seguenti quesiti: se vogliono l’ospedale e se sono disposti a tassarsi di una certa cifra per la sua realizzazione. Il risultato è ‘SÌ’ per entrambi i quesiti ed è pertanto legge: subito è raccolta la somma necessaria e viene costruito l’ospedale locale.
Aggiungiamo che negli anni Novanta, quando il mondo occidentale attraversa una forte crisi economica che produce disoccupazione dappertutto, in Svizzera la democrazia diretta stabilisce che, nei settori colpiti, non siano licenziati i lavoratori, ma tutti debbono lavorare tre mesi di meno nel corso dell’anno, in modo che nessuno resti senza lavoro. In tal modo la disoccupazione rimane la più bassa del globo.
Ancora un po’ di antropologia culturale. Nel 1840 la Gran Bretagna occupa la Nuova Zelanda nell’oceano pacifico, popolata dagli indigeni maori. Questi sono un popolo polinesiano guerriero, che utilizza le teste dei nemici uccisi, dopo un particolare processo d’essiccazione che rimpiccolisce le teste stesse, appendendole per i lunghi capelli come ornamento delle loro capanne. Alla vista di ciò gli inglesi, inorriditi, proibiscono drasticamente ogni produzione ed esposizione di quei trofei. I maori ne restano profondamente umiliati e sono presi da apatia e disperazione patologiche talmente gravi da ammalarsi e morire in gran numero, rischiando addirittura di scomparire come popolazione. Qual è la ragione?
Detta usanza, che per gli occidentali è una mostruosità, per i maori invece costituisce un valore fondamentale della loro vita sociale: coloro che hanno più teste appese alle pareti delle capanne sono i più tenuti in considerazione dalla comunità, il giovane che vuole conquistare una fanciulla ha tante più possibilità di successo quante più teste possiede, il valore di un uomo è costituto dal numero delle teste conquistate e rimpiccolite, ecc. In breve, quei trofei manifestano la capacità di ciascuno e offrono l’unità di misura per essere valorizzati, sono l’espressione del modello culturale seguito da quella società primitiva: da qui la tragedia del mortale decadimento a seguito del divieto messo in opera con durezza dai colonizzatori.
Gli etnologi dicono che occorre comprendere il modello culturale della popolazione locale, il quale non deve essere giudicato in base alla mentalità occidentale. Quella pratica di ammazzare e decapitare i nemici non va bene, ma può essere sostituita, per esempio, da competizioni sportive, dove ognuno può far valere le sue prestazioni e ricevere i dovuti riconoscimenti; non si deve condannare ciecamente la cultura di una popolazione. Dopo vari decenni gli inglesi comprendono la soluzione dettata dagli studiosi e i maori riescono a riprendere la loro vitalità e il loro sviluppo, senza il bisogno di collezionare teste nemiche.
Una considerazione su quanto esposto: anche nella nostra civiltà occidentale alcuni pensano di risolvere i problemi con guerre e glorificazioni di vittorie, che altro non sono che un’espressione del loro modello culturale primitivo rimasto all’età della pietra. Diamo loro modo, in alternativa, di organizzare campionati sportivi, perché così possono essere valorizzate le loro prestazioni e ricevere i dovuti riconoscimenti.
Amarcord 5. Nell’ufficio dello zio Ubaldo, gli stipendi degli impiegati sono pagati in contanti. La ragioniera addetta, di cognome Bàia dovendo recarsi ogni mese in banca a prelevare i soldi, la fa malvolentieri non sentendosi sicura da eventuali rapinatori.
Un giorno, durante un break di lavoro, numerosi dipendenti stanno chiacchierando in una sala, quando sull’uscio appare la ragazza e chiede al collega Gamberini, dietro richiesta dell’amministratore, di accompagnarla in auto per prelevare la cifra degli stipendi. Questi però ritiene che è pericoloso trasportare del denaro, lei dichiara che non va in banca senza una persona vicino, siamo allo stallo, lui non se la sente di salire in automobile con lei; un impiegato dice benevolmente: “il cane che ha Bàia non morde!”. Risata generale e Gamberini, forse rassicurato dalla battuta, si decide ad accompagnarla. L’amministratore della società dispone che dal mese successivo gli stipendi siano pagati mediante assegno.
Un altro episodio dell’ufficio: un’impiegata ha il figliolo che sta poco bene e occorre fare l’analisi delle urine per accertare se una certa sostanza nociva è presente. La mattina la signora preleva la pipì del bambino e la versa (sempre la stessa pipì) in tre diversi contenitori, portandone ciascuno a tre diversi laboratori d’analisi. Il giorno dopo va a ritirare i risultati: il primo certificato riporta che quella sostanza è presente nelle urine in maniera eccessiva, il secondo riporta che quella sostanza è totalmente assente, il terzo riporta che la sostanza è presente, ma non supera il limite di normalità. Quale dei tre ha ragione? Ai posteri l’ardua sentenza.
Un collega di ufficio ha la suocera che abita all’isola d’Elba. Costei soffre molto per dolori a quasi tutte le ossa. Un bel dì lei decide di vestirsi solo con capi di lana: calze di lana, gonne di lana, intimo di lana, maglie e giacche di lana, guanti di lana, di lana perfino il foulard per la testa. Dopo un certo tempo, riferisce il collega, continuando a indossare solo manufatti di lana, le passano tutti i dolori.
Amarcord 6. Qualche anno fa durante un congresso internazionale sulla politica, il pensiero è rivolto anche alla Jugoslava, dove si sta combattendo una crudele guerra interna etnica, politica e religiosa fra cattolici, ortodossi, mussulmani, comunisti. In un intervallo dell’incontro, mentre sto parlando con un assessore comunale svizzero, questi mi dice: “vorrei fare uno studio sulla Svizzera, perché da noi ci sono tre etnie diverse, quattro lingue diverse, cinque confessioni religiose diverse, pertanto dovremmo essere un altro caso jugoslavo, eppure noi viviamo in grande unità, nell’armonia e nella pace da oltre un secolo. Non so spiegarmene la ragione e voglio fare una ricerca per scoprirne le cause”. “È semplice – risponde lo zio Ubaldo – lì in Svizzera voi avete, unica nazione al mondo, la democrazia a sovranità diretta del popolo, per cui per qualunque controversia è sufficiente che i cittadini votino ed è subito trovata la soluzione migliore e più condivisa, senza bisogno di guerre o di scontri feroci”. L’amico assessore comprende e annuisce.
I prescelti. Un mio conoscente imprenditore, R. N., racconta che da giovane, negli anni Settanta, frequenta con impegno il partito della democrazia cristiana. Un giorno si tiene l’assemblea degli iscritti, poiché si devono designare i rappresentanti del partito presso l’ente pubblico locale. Nella sala dell’assemblea affollata vi è da un lato una scrivania dove siedono i dirigenti, che fanno sedere accanto a loro anche il mio conoscente R. N., il quale è un tipo intraprendente e probabilmente con quell’atto intendono fargli fare carriera. Il dirigente capo desidera far conoscere i nomi dei rappresentanti scelti dalla direzione, ma l’assemblea protesta e chiede con insistenza che i rappresentanti siano eletti dalla base e non nominati dall’alto. Vista la situazione il capo accetta che si facciano le votazioni: tutti gli iscritti scrivono le loro preferenze sulle schede e le depositano nell’urna, che è uno scatolone di cartone con una fessura.
Ultimata la votazione il capo prende lo scatolone e lo mette sotto la scrivania, dicendo che lo spoglio si fa l’indomani. Nuova protesta della base che vuole lo spoglio subito e il dirigente accetta: prende pertanto da sotto la scrivania l’urna, ma R. N. che è seduto da quel lato si accorge, rimanendo allibito, che non prende lo scatolone con le schede votate, ma un’altro identico che è lì sotto già da prima, contenente schede precompilate dal capo. L’urna, posta sopra il tavolo, viene aperta, poi si procede allo spoglio e così risultano vincenti, all’insaputa della base, quelli voluti dalla direzione.
Riportiamo alcune chicche della ‘santa’ inquisizione. Ecco gli ordini scritti che la gerarchia cattolica romana dà in proposito: “occorre operare in modo che l’imputato confessi sempre (sotto la tortura), altrimenti il popolo potrebbe pensare che noi condanniamo degli innocenti”; “lo scopo principale del processo e della condanna a morte non è salvare l’anima del reo (cristiano, strega, omosessuale), ma di terrorizzare il popolo”; “l’imputato non può possedere beni, che sono della gerarchia, la quale non lo spoglia, ma si riprende ciò che è suo”; “i beni sequestrati vanno così ripartiti: 1/3 alla gerarchia, 1/3 agli inquisitori, 1/3 all’amministrazione civile che esegue la sentenza”.
A Siviglia, sul finire del Quattrocento, l’inquisizione locale fa costruire i famigerati ‘quemaderos’, grossi forni circolari che possono contenere 40 persone vive. Qui i cristiani, uomini, donne e bambini, considerati ‘empi o eretici’ (cioè non in linea col potere o con la teologia del potere) vengono chiusi dentro e cotti a fuoco lento tanto che occorrono circa 24 ore per farli crepare tra indicibili sofferenze. Tali forni funzionano senza interruzione per oltre tre secoli, fino a quando nel 1809 Napoleone li fa distruggere, mettendo fine a quei crimini orribili. Pensierino: nei forni il nazista Hitler vi fa infilare gli ebrei già morti, nei quemaderos la cattolica inquisizione vi fa infilare i cristiani ancora vivi, ed è cosa purtroppo peggiore.
Nel 1829 il sommo pontefice romano scomunica tutti quelli che fanno la vaccinazione contro il vaiolo, poiché “tale malattia è permessa ogni tanto da dio in penitenza dei peccati, per cui combatterla è andare contro la volontà di dio stesso: chi fa la vaccinazione non è figlio di dio!” È un esempio illuminante dell’infallibilità papale! Per favore, non è bello imporre queste imposture dettate dall’ignoranza e/o dall’arroganza di certi capi clericali, spacciandole per cristianesimo o per verità. Oppure è per dare la colpa d’ogni cosa al popolo, massa di peccatori che non meritano altro? Nel corso degli anni seguenti il vaiolo, eccone le conseguenze, fa una strage fra gli abitanti dello Stato pontificio, mentre negli altri Paesi la malattia non colpisce la popolazione ormai vaccinata.
Amarcord 7. Continuano i ricordi di zio Ubaldo da bambino: “nel 1941 ho sette anni e mia madre si ammala gravemente, per cui vado ad abitare presso mia zia Cesarina. Dopo qualche mese mi portano a rivedere mamma e la trovo sdraiata a letto; lei mi sorride e mi saluta, ma io mi metto a piangere. “Perché piangi?” mi chiede mia madre, “perché tu stai male” rispondo, “ma io sto bene”, “se stai bene non staresti sdraiata a letto”. La mamma si mette subito seduta sopra il letto e mi dice affettuosamente: “vedi che mi alzo su, io sto bene!”. Io mi rincuoro un po’, parliamo di varie cose, poi zia mi riporta via. Passato qualche giorno mia mamma muore, ma a me non lo fanno sapere.
Vari mesi dopo mia nonna viene a farmi visita, come ogni settimana, ma questa volta nasce un battibecco, non so per quale motivo, fra lei e un parente. Durante la litigata a nonna sfugge la frase: “… da quando mia figlia è sotto terra …” che mi fa comprendere che mamma è morta. Io vado nella mia stanza e piango profondamente, e dopo, per non far vedere che sono in lacrime, mi metto un lenzuolo sulla testa che mi copre tutto e dico che sto giocando ai fantasmi.
La nonna se ne va; durante il pranzo, a tavola, la zia mi chiede se ho notizie da parte di lei sulla salute di mia mamma: rispondo che non ho notizie dirette, ma ne ho dal battibecco. “E cosa sai?” mi fa la zia; io mi alzo da tavola con il groppo alla gola, mi porto vicino a lei e l’abbraccio forte scoppiando in lacrime: “mamma è morta!”. La zia mi stringe a sé e piange anch’essa e mi dice che d’ora in poi io sto sempre con lei”.
Riportiamo qui alcuni documenti scritti che mostrano la farneticante misoginia propria di vari dottori della chiesa, tutti canonizzati santi, e di molti appartenenti all’alta gerarchia cattolica, che hanno gravissime ripercussioni sociali.
Agostino di Tagaste (354 – 430 d.C.), dai ‘Soliloquia I, 10,17’: “Quanto a me, penso che le relazioni sessuali vadano radicalmente evitate. Penso che nulla avvilisca lo spirito dell’uomo quanto le carezze di una donna (la donna è ‘inferiore’ al maschio, secondo Agostino – ndr) e i rapporti corporali che fanno parte del matrimonio”.
Bernardo di Chiaravalle (1090 – 1153), dal ‘Sermo in Feria IV° Hebdamodae Sanctae, 6, SBO V, 60’: “L’uomo è nato dalla donna! Non c’è nulla di più abietto”.
Tommaso d’Aquino (1225 – 1274), dalla ‘Summa Theologica I,92, I, ad I’: “Rispetto alla natura particolare, la femmina è un essere difettoso e manchevole. … Difatti la virtù attiva racchiusa nel seme del maschio tende a produrre un seme perfetto simile a sé di sesso maschile. Il fatto che ne derivi una femmina può dipendere dalla debolezza della virtù attiva, o da disposizione della materia”.
Nel 1484 (non possiamo dimenticare le streghe) il sommo pontefice Innocenzo VIII emana la bolla ‘summis desiderantes affectibus’, con cui dà mandato a due frati domenicani tedeschi, inquisitori, di redigere un corposo documento per combattere la stregoneria. Costoro scrivono pertanto il famigerato ‘malleus maleficarum’ (in italiano ‘il martello delle streghe’), da cui estraiamo il brano che segue: “Ma poiché nei tempi moderni questa perfidia si trova in modo più frequente nelle donne che negli uomini, possiamo aggiungere che, siccome le donne sono difettose di tutte le forze tanto dell’anima quanto del corpo, non c’è da meravigliarsi se operano molte stregonerie contro gli uomini … infatti esse sembrano appartenere a una specie diversa da quella degli uomini …; la ragione naturale è che essa è più carnale dell’uomo, come risulta da molte sporcizie carnali. Si può notare che c’è come un difetto nella formazione della prima donna, perché essa è fatta con una costola curva, cioè una costola del petto ritorta come se sia contraria all’uomo. Da questo difetto deriva anche il fatto che, in quanto animale imperfetto, la donna inganna sempre … già nella prima donna è evidente che per natura ha minore fede: infatti al serpente che le chiede perché non mangino da tutti gli alberi del paradiso, già con la sua risposta si rivela in dubbio e senza fede nelle parole di Dio. E tutto questo è già nella etimologia: infatti femmina è composta da ‘fede’ e ‘meno’, perché ha sempre meno fede. … Sebbene infatti sia il diavolo a indurre Eva a peccare, è Eva a sedurre Adamo, e siccome il peccato di Eva non ci porterebbe alla morte dell’anima e del corpo se non sia seguita la colpa di Adamo, indotto da Eva e non dal diavolo, perciò la donna è più amara della morte”.
Lungo il corso dei secoli la misoginia è spesso presente anche nelle confessioni derivanti dal cattolicesimo e in altre religioni, con gravissime ripercussioni sociali.
Amarcord 8. Ancora un amarcord di zio Ubaldo: “siamo nel 1942, sono tempi di guerra, e io vivo presso zia Cesarina. Un giorno sul settimanale ‘Corriere dei piccoli’ leggo un fumetto che mostra l’isola di Malta sottoposta ai bombardamenti degli aerei italiani e fa vedere i maltesi essere tutti contenti e sorridenti, perché essi si sentono orgogliosamente italiani, e quelle bombe colpiscono solo (?!) i ‘nemici’ inglesi. Io resto perplesso, non mi sembra possibile e chiedo a mia zia se è vero che le bombe non colpiscono i maltesi: lei mi risponde un po’ vagamente che non è proprio così, può anche darsi, ma le bombe in genere colpiscono tutti.
Nell’autunno di quell’anno il giornale radio annuncia che gli italiani riportano una grande vittoria nella battaglia di El Alamein in Africa contro i britannici. La zia Cesarina e suo marito restano positivamente meravigliati, ritenendo in precedenza che assai difficilmente le truppe italiane possano farcela. Giorni dopo il giornale radio annuncia che l’esercito italiano sta effettuando una ritirata strategica verso Tunisi. “Ma come, dice mia zia, vincono la battaglia e si stanno ritirando?”. “Probabilmente non è vera la notizia della vittoria a El Alamein” le risponde il marito.
L’appartamento di mia zia è al primo piano di un palazzo di semiperiferia e io dormo in una stanza tutta per me. La notte del 25 luglio 1943 sono svegliato da un gran vociare festoso e dall’esultanza della gente riversata sulle strade, che non accennano a diminuire. Sento distintamente sotto la mia finestra delle persone che parlano ad alta voce, una donna dice speranzosa: “ora dovrebbe finire la guerra!”.
Chiedo alla zia che cosa sta succedendo e lei mi risponde che il duce, non essendo una brava persona, è cacciato via, per cui la gente è contenta. Io resto sbalordito, non riesco a capire e chiedo: “come mai prima mi è sempre detto da tutti, a scuola, anche da te, che il duce è l’uomo migliore, che pensa per tutti, che con lui va tutto bene e adesso tu mi dici che non è bravo e che la gente è contenta perché non c’è più?”. Mia zia risponde che con il duce al governo la gente è costretta a dire che lui è bravo, ma ora siamo liberi e possiamo dire le cose come stanno veramente. Io come bambino comincio a capire qualcosa”.
Amarcord 8 e 1/2. Siamo nell’agosto 1943 in piena guerra mondiale; mio zio Ubaldo ha quasi 9 anni di età e la sua zia, cui è affidato dopo la morte dei genitori, avendo impegni di lavoro, lo manda in vacanza presso una famiglia di Olevano, un comune in provincia di Roma, situato su una collina a 570 m di altezza. Di fronte si scorge San Vito, un paese distante in linea d’aria circa 4 km, che si erge anch’esso sopra una collina; fra le due alture scorre una lunga vallata.
Lasciamo la parola a zio Ubaldo: “a Olevano cresce un’uva molto dolce dalla buccia blu scuro; al momento della vendemmia riempiono tanti barilotti di quei grappoli e li portano alla lavorazione del vino, localmente molto ricercato. Noi bambini facciamo il giro delle cantine dove avviene la pigiatura, effettuata con i piedi, e ovunque le persone ci accolgono con molto calore e ci regalano dei grappoli; l’uva è buonissima e si mangia volentieri, ma dopo un certo numero di cantine siamo talmente sazi che non ce la facciamo più a mandarla giù e smettiamo di fare il giro.
Io abito ospite presso una famiglia composta di padre, madre e due bambine, una di sette e una di cinque anni. La più piccola s’innamora di me e un giorno mi propone di fare l’amore con lei; io non so come si fa, nessuno mi parla mai di queste cose, per cui resto spiazzato. Lei non prende alcuna iniziativa, aspetta soltanto, io suppongo che significhi darle un bacio e glielo do: lei mi sorride e tutto finisce lì.
Una volta, è una bella giornata di sole, mentre sto vicino alla finestra, sento a un tratto provenire da lontano dei cupi boati che si susseguono in rapida successione: BUM, BUM, BUM, BUM, BUUM, BUM, BUM, …. I colpi sono così distinti che si potrebbero contare uno per uno e provengono in direzione di Roma: infatti a 50 km di distanza gli aerei alleati stanno bombardando la capitale provocando centinaia di morti e rovine (tra l’altro una bomba incendiaria colpisce in pieno un tram formando con tutti i passeggeri un unico rogo – ndr).
Un altro giorno la signora che mi ospita arriva a casa di corsa, tutta trafelata, e dice con forza a noi bambini di scappare subito fuori paese con lei, perché gli aerei americani stanno per bombardare Olevano. Noi ci precipitiamo in strada e raggiungiamo correndo la costa della collina lontano dall’abitato, dove con mia sorpresa ci trovo già ‘accampati’ tutti gli abitanti del paese.
Dopo una breve attesa, una moltitudine di pesanti bombardieri americani, provenienti dalla nostra destra, vola lungo la vallata davanti a noi, come una nube scura rombante. Dalle alture circostanti i pezzi di artiglieria contraerea sparano in continuazione formando grossi punti neri nel cielo senza colpire alcunché; all’improvviso però uno degli aerei in coda allo schieramento esplode in una palla di fuoco e precipita, accompagnato da una lunga scia di fumo scuro, in fondo alla vallata. Le fortezze volanti non bombardano il paese, ma proseguono oltre col loro carico di morte fino a sottrarsi alla nostra vista.
Le persone comunque non si muovono dal posto non sentendosi sicure. Passano ancora una decina di minuti, quando all’improvviso appare alto nel cielo, proveniente dalla nostra sinistra, un oggetto mai visto, un disco perfetto color argento, silenziosissimo, che attraversa veloce l’intero tratto sopra la vallata per sparire poi all’orizzonte sulla destra. Tutti i presenti si chiedono: “che cosa è?”, “guarda là, cos’è?”, “che cos’è?”. Ma nessuno sa dare una risposta. Oggi ritengo trattarsi d’un disco volante, di cui a quei tempi ancora non si ha sentore, probabilmente un aereo segreto sperimentale degli USA.
Anche le vacanze finiscono! La signora che mi ospita mi riporta a Roma, giacché io devo andare ad abitare con la nonna: prendiamo un trenino a scartamento ridotto con vetture vecchie e affollate, tanto che dobbiamo fare l’intero viaggio stando stipati in piedi. A un certo punto scorgo sul vagone davanti al nostro un’amica di mia madre, Esterina, che mi sorride e mi saluta con la mano. A una stazione intermedia lei passa nel nostro vagone per starmi vicino, portando con sé sulle spalle un enorme sacco pesantissimo; lei è tutta bagnata, sia la testa sia gli abiti che indossa. Ci dice che viene dal Piglio (un paese del Lazio), dove vendono carbone, introvabile a Roma per il fatto che lì non erogano più il gas per cucinare. Così, appena viene a sapere di quel carbone, corre al Piglio e ne acquista 30 kg, ma glielo vendono fradicio d’acqua per farlo pesare di più, e dovendosi incollare il sacco, il liquido le scola addosso.
Arrivati a Roma vado ad abitare dalla nonna, che è anziana, ha difficoltà a camminare e vive con 2.000 lire al mese. Una signora del palazzo frequenta la parrocchia della Natività, che d’estate organizza ‘colonie’ per bambini e ragazzi: questi sono tenuti quasi tutto il giorno presso gli spazi parrocchiali, dove giocano, pranzano, fanno partite di calcio, recitano spettacoli in una grande sala adibita a teatro, fanno passeggiate nel parco pubblico lì vicino. L’animatore delle recite teatrali è un certo Nino, un giovane poco più che ventenne assai in gamba, bravissimo a preparare i giovani attori, tanto che quando hanno luogo gli spettacoli la sala è sempre stracolma. Anche io, ho nove anni, sono inserito nella ‘compagnia’ e Nino mi affida una piccola parte. Alle prove mentre recito m’invento delle mosse buffe che fanno ridere tutti e Nino mi dice di ripeterle ogni volta. Il suo aiutante non è d’accordo perché quelle mosse non sono previste dal copione, ma Nino dice che va bene così. Alle prove vado volentieri giacché con lui mi trovo a mio agio; un giorno però Nino non c’è, mi dicono che è partito e che non torna più, e nessuno sa dove sia andato. Resto dispiaciuto per la sua assenza, ma il tempo passa e tutto si dimentica.
Circa sessanta anni dopo leggo per caso su internet una biografia di Nino Manfredi e vengo a sapere che da giovane organizza recite teatrali presso la parrocchia della Natività, ma nel 1943 dopo l’armistizio fugge da Roma assieme al fratello per nascondersi in un paesino della Ciociaria, poiché temono l’arrivo dei tedeschi e il rischio di essere deportati”.
Amarcord 9. È il mese di settembre del 1943: l’Italia, stremata dalla guerra, stipula l’armistizio con gli angloamericani e il Führer furibondo ordina all’esercito tedesco di invadere l’Italia, sono tempi duri.
Negli anni successivi, mio zio Ubaldo è invitato varie volte a pranzo dell’amica di sua madre, Esterina, e famiglia; a tavola ogni tanto gli raccontano le loro vicissitudini quotidiane durante il periodo bellico e mio zio li ascolta volentieri. Ecco un episodio riportato da Brando, marito di Esterina: “mio figlio maggiore è militare e fa servizio presso il ministero della marina. Quando i tedeschi occupano Roma, entrano all’alba nel ministero e fanno prigionieri tutti, li disarmano e li incolonnano conducendoli a piedi verso il Viminale; lungo la strada prendono tutti gli italiani in divisa che incontrano, militari, poliziotti, vigili urbani, ecc., li disarmano e li incolonnano assieme agli altri. Mio figlio, cammin facendo, si porta pian piano verso la coda della fila e quando la colonna arriva al palazzo del Viminale, riesce a svicolare dalla parte laterale dell’edificio senza farsi notare; prima però un vigile urbano accanto a lui gli allunga una rivoltella che tiene nascosta indosso, perché, dice, se i tedeschi me la trovano mi fucilano. La colonna entra dentro il palazzo e i prigionieri, previo interrogatorio, vengono arruolati nelle milizie fasciste oppure, se rifiutano, sono trasferiti ai campi di concentramento in Germania.
Mio figlio, dopo essersela cavata, s’incammina verso casa, distante vari chilometri. A un certo punto, passando nei pressi della stazione Termini, davanti a un albergo occupato dai tedeschi, uno di questi, di guardia all’ingresso, lo ferma e gli ordina di consegnargli la rivoltella che reca con sé. Lui gliela porge, il tedesco la prende, poi gli affibbia un calcione nel sedere e lo caccia via. Così torna a casa sano e salvo”.
Una trentina di anni fa, la Germania ha introdotto la democrazia diretta in tutti i 16 Länder e in tutti i suoi Comuni: e dopo essa ha la migliore ripresa economica dell’Unione Europea. Nel frattempo, il partito dei verdi che col movimento DD tedesco si era battuto per conquistare tale diritto ha triplicato i suoi voti.
Il fumo. Io non fumo anche perché le persone che conoscevo e che fumavano, sono tutte morte di tumore ai polmoni. Da ragazzo abitavo al primo piano di un palazzo: nell’appartamento sopra al mio viveva una famiglia: padre, madre e due bambine più piccole di me. Il padre fumava molto ed è morto di tumore ai polmoni. Le figlie diventate grandi non fumavano; la maggiore si è fidanzata con un giovanotto che fumava: “fuma pure tu, dài fuma pure tu”, le diceva, ma lei non se la sentiva. E lui insisteva: “dài fuma, dài fuma!”. Alla fine la ragazza ha ceduto e si è messa fumare anche lei: a 42 anni è morta di tumore ai polmoni.
Al quarto piano vi era una signora che fumava parecchio, ogni tanto scendeva da me per chiedermi di andare a comprarle un pacchetto di sigarette; io ero tutto contento perché dopo mi dava la mancia: qualche anno dopo è morta di tumore ai polmoni. Al quinto piano abitavano due fratelli che a volte giocavano con me per strada (si era nel dopoguerra e le automobili erano rare); il minore frequentava un circolo sportivo di calcio, dove ha cominciato a fumare a 13 anni: a 32 anni è morto per un tumore ai polmoni.
Nell’ufficio dove lavoravo, siamo oltre 300 dipendenti, è indetto un torneo interno di scacchi. Dopo varie partite restano in gara per la finale due giocatori: io e un laureato in chimica di 35 anni di nome Pino, il quale è un buon fumatore. La finale di scacchi la vinco io. Pino però, a causa del fumo, pochi anni dopo, con mio grande dispiacere, muore di tumore ai polmoni.
Il marito di una mia cugina, un ingegnere edile che dirigeva una grossa società di costruzioni, la quale fra l’altro ha costruito una chiesa a Roma con una cupola grande come quella di San Pietro, però in cemento armato, fumava circa 40 sigarette al giorno: anche lui è morto di tumore ai polmoni.
Di due fratelli miei cari amici di famiglia, anche le nostre madri erano molto amiche, uno fumava spesso sia al lavoro che fuori: alla fine è morto di tumore ai polmoni. Suo fratello che non ha mai fumato ha compiuto tempo fa 92 anni.
Nikolas G. Hayek, l’imprenditore libanese fondatore della Swatch, produttrice dei noti orologi dai fantasiosi modelli, suole dire che la Svizzera, dove c’è la democrazia diretta, è un Paese con salari superiori a quelli di altri, eppure è molto adatto per fare industria. I motivi di ciò li trova nel sistema politico efficiente e poco costoso, nell’ottimo e formativo sistema scolastico, nell’etica e serietà del lavoro, nel senso di responsabilità, nella neutralità della Svizzera, per cui, non essendo ‘di parte’, i prodotti là fabbricati hanno all’estero un gradimento più esteso di quelli provenienti da altri Paesi.
Morale: SÍ a un sistema politico-economico sano, NO all’affarismo furbesco e antisociale.
Unire nella pace, un’esperienza. È un pomeriggio d’inverno, il tempo è sereno, io sto tornando dal lavoro e mentre attraverso il piazzale della stazione sono attirato dal clamore di una forte rissa fra due giovanotti extracomunitari, a un centinaio di metri da dove sono io; un capannello di curiosi è attorno ai due a osservare la scena.
Sto per andare là per tentare di separarli perché preferisco vedere il positivo negli altri, ma in quel mentre uno dei due litiganti prende da terra un bottiglione di vetro verde da due litri, batte sulla pietra del marciapiede il fondo bottiglia spezzandolo e così l’estremità diventa tutti spuntoni a zig zag e minaccia l’altro. Questi preso alla sprovvista fugge inseguito dall’uomo armato di bottiglia ed entrambi si dirigono verso la mia parte. Arrivato nei miei pressi il fuggitivo scorge per terra un altro bottiglione uguale a quello descritto: l’afferra veloce, lo batte sul marciapiede in modo da staccare il fondo facendone tutti spuntoni e si gira per affrontare il rivale. I due sono fermi proprio davanti a me, risparmiandomi così di fare la strada per andare da loro, e si fronteggiano con i bottiglioni dentati.
Metto la borsa di lavoro che tengo in mano fra i due contendenti (vorrei mettermi io con tutto il corpo, ma penso che se qualcuno mi colpisce è pericoloso, mettendo solo il braccio, col cappotto che indosso, se mi feriscono fanno meno danni) e dico loro con delicatezza: “basta, su basta, adesso smettiamo”. Ma i due non mi guardano neppure. Poi capisco perché non si rivoltano a guardarmi: ciascuno deve stare attento alle mosse dell’altro per non essere colpito all’improvviso. Il tempo passa, i due si fronteggiano con i bottiglioni rotti e io sempre col braccio e la borsa in mezzo a loro. A un certo punto accarezzo con una mano la spalla di uno e dico con affetto: “su! adesso basta”, poi accarezzo la spalla dell’altro e dico la stessa cosa. Ma niente, la situazione non si sblocca. Io mi sento in croce, sto per demoralizzarmi, quando mi ricordo di una frase “quando sono alzato in croce, attiro tutti a me”. Riprendo fiducia dentro di me, da quella frase comprendo che fra poco smettono di battersi, e continuo a tenere il braccio fra i due: dopo qualche secondo entrambi contemporaneamente gettano per terra i bottiglioni e tornano indietro insieme senza litigare. Aspetto un po’ per vedere che non succeda nulla, poi posso andare a casa.
La grande crisi. Quando in uno Stato è presente una grave crisi economico-finanziaria, con milioni di cittadini, lavoratori e pensionati sottopagati o disoccupati, il fattore di crescita sono quei cittadini stessi. La soluzione la dà il presidente Roosevelt, risolvendo la grande crisi USA del 1929: egli quasi raddoppia gli stipendi bassi dei lavoratori e le pensioni minime, stabilisce un salario minimo garantito e interviene a sostegno degli agricoltori e dei prezzi agricoli. Inoltre Roosevelt emana leggi per dare più diritti sindacali, sociali e democratici ai cittadini (fra l’altro introduce l’indennità di disoccupazione e di vecchiaia, una novità per gli USA), impone strettissimi controlli statali al sistema bancario/finanziario, inizia svariate nuove opere pubbliche per favorire l’occupazione invece di dare sussidi assistenziali, promuove in particolare la ricerca e l’innovazione tecno-scientifica.
Roosevelt reperisce le entrate per attuare tutto ciò, aumentando, in via eccezionale, la progressività delle imposte fino a un’aliquota di oltre il 90% per le classi più agiate e distribuendo queste entrate alla massa dei lavoratori meno abbienti: è il segreto della crescita economica. In tal modo infatti milioni di cittadini, avendo raddoppiato gli introiti, possono acquistare milioni di prodotti in più, le imprese pertanto possono vendere milioni di prodotti in più, raddoppiando la produzione, che a sua volta porta a un incremento dell’occupazione, tanto che gli ex-disoccupati hanno modo d’acquistare significativamente ulteriori prodotti in più, e così di seguito. Gli USA istaurano cioè un circuito virtuoso di crescita, quasi automatico, che li fa diventare la Federazione più ricca del mondo.
Senza la distribuzione alle classi meno abbienti la crescita è mera illusione. Il ‘new deal’ è un aspetto di democrazia diretta economica. Purtroppo poi gli USA non istituiscono la democrazia diretta politica del popolo, per cui le multinazionali e i grandi gruppi finanziari, quasi tutti in mano a pochi proprietari privati ultramiliardari, dettano legge loro.
La Cina comunista, dove tutto è dello Stato e i capi politici decidono su tutto, fino a qualche anno fa offre risultati poco soddisfacenti. I politici infatti, salvo rare eccezioni, non è detto che debbano essere imprenditori capaci, grandi esperti tecno-scientifici, illuminati difensori del popolo: in genere sono bravi burocrati che con le loro regole risolvono solo in parte le necessità della nazione. Viste le difficoltà, la Cina a un crto punto permette lo sviluppo di varie imprese private. I manager cinesi più in gamba ingrandiscono sempre più le loro aziende con grandi risultati economici, diventando miliardari e potenti. A questo punto si verifica il paradosso: i più ricchi (capitalisti), proprietari delle multinazionali cinesi da loro create, conquistano le massime cariche politiche, divenendo padroni dello Stato comunista! Avendo capacità e intelligenza in vari campi, i nuovi governanti sviluppano fortemente le energie economiche e produttive nazionali, diventando competitivi con le maggiori potenze e multinazionali internazionali. Il futuro del mondo probabilmente dipende dalla lotta (anche cruenta?) fra tutte queste multinazionali ultramiliardarie, i cui padroni vogliono o fanno sì che la struttura organizzativa degli Stati sia analoga a quella delle loro aziende: ma quest’ultime non hanno la democrazia al loro interno. Da qui il pericolo per i cittadini di un deterioramento delle conquiste democratiche. I popoli impotenti possono controbattere e imporsi soltanto conquistando la piena democrazia diretta, non vi è altra soluzione.
Amarcord 10. Un’altra esperienza di Brando in quei tempi difficili della seconda guerra mondiale, ascoltiamolo: “io riesco a trovare lavoro presso una grossa azienda agricola che mi assume come ragioniere. Prima di allora passo lunghi periodi di disoccupazione perché non accetto la tessera d’iscrizione al partito fascista e pertanto non posso essere assunto da enti pubblici o privati. Possiedo una sola giacca, quella che indosso, poiché durante i bombardamenti aerei su Roma una grossa scheggia penetra nella mia camera da letto e trapassa da parte a parte l’armadio con i vestiti appesi, producendo su tutti quanti un grande buco irrimediabile.
Una mattina, ai mercati generali, sto controllando a fini contabili il caricamento di alcuni prodotti ortofrutticoli su di un carro trainato da un cavallo; all’improvviso l’animale morde la manica della mia giacca e con i suoi denti robusti la lacera completamente. Resto senza giacche: è urgente rifarmi un vestito e il pomeriggio mi reco insieme a Esterina da un sarto che conosco, mio compaesano, che lavora in viale Regina Margherita, all’incrocio di via Nomentana. Quando usciamo dal sarto, incappiamo in un gran numero di soldati tedeschi che stanno catturando tutti i passanti maschi per caricarli su dei camion. Anch’io sono afferrato, mia moglie non mi lascia e grida al militare che suo marito è vecchio, non può essere a loro utile, ma è inutile. Un tedesco tenendomi ben stretto per un braccio mi porta presso un camion e mi ordina di salire sulla scaletta per entrare nell’automezzo, poi si volta indietro per prendere in consegna un’altra persona, e io invece di salirvi sopra, vado sul lato dell’automezzo, passo sul marciapiede – nessuno se ne accorge – e raggiungo via Nomentana. Entro subito nel primo portone che trovo e salgo di corsa le scale del palazzo: alle persone che scendono dico di non uscire, che i tedeschi stanno facendo una retata, e tutti saliamo in alto sul terrazzo. Da lassù possiamo osservare quanto succede fuori e allorché i tedeschi se ne vanno col loro carico umano, torniamo giù e io sano e salvo ritrovo mia moglie”.
Amarcord 11. Nel giugno 1944 gli americani liberano Roma e la gente fa loro grande festa. Nei primi mesi però la penuria di cibo perdura e si fanno lunghi viaggi per cercarlo. Zio Ubaldo lascia la parola a Esterina, che ormai conosciamo bene: “a Roma scarseggiano gli alimenti. Un giorno, assieme al mio figliolo, vado da una contadina fuori città e riesco a farmi vendere un pollo. Tornando a Roma mio figlio incontra un soldato americano suo amico, il quale vedendo il pollo glielo chiede, offrendo in cambio un paio di scarponi nuovi di vero cuoio (a quei tempi non si trovano scarpe di cuoio e spesso bisogna indossare calzature con le suole di … cartone, che ovviamente non durano a lungo). Noi accettiamo pensando di barattare quegli scarponi con del cibo, infatti troviamo una persona che li acquista, dando in cambio due kg di sale (in quel periodo il sale è praticamente introvabile per cui è molto richiesto dalla popolazione).
La mattina successiva usciamo da casa che è ancora buio e ci rechiamo col sale a parecchi chilometri lontano dalla capitale, in campagna, in cerca di alimenti: alla vista di quel minerale di cui ha grande necessità, il fattore di un casolare ci offre in cambio nientemeno che un quintale di farina! Noi accettiamo, però non abbiamo mezzi di trasporto, né funzionano mezzi pubblici extraurbani, per cui ci facciamo mettere la farina in 4 sacchi, prendiamo ciascuno un sacco li trasportiamo per una trentina di metri, quindi torniamo indietro a prendere i due sacchi rimasti e li trasportiamo accanto a quelli che stanno avanti, prendiamo ancora due sacchi e li trasportiamo per un’altra trentina di metri, li posiamo e ritorniamo a prendere i due rimasti dietro e così di seguito per molte ore fino a Roma, salvo una tantum dei passaggi occasionali su automezzi offerti lungo il tragitto. In città prendiamo i mezzi pubblici e la sera tardi finalmente giungiamo a casa. In conclusione con un pollo dopo vari scambi riusciamo a ottenere 100 chili di farina e abbiamo di che cucinare per vari giorni!.
Gli orrori della guerra. All’inizio della guerra in Iraq nel 2003, un sacerdote cattolico si trova a Baghdad, sottoposta a incursioni aeree che sganciano anche bombe potentissime, capaci di distruggere, ciascuna, parecchi palazzi. Egli racconta su delle riviste di stampa che lo scoppio di quegli ordigni è talmente violento che dopo si possono vedere bambini appiccicati sui muri dei caseggiati, scaraventativi dal tremendo spostamento d’aria, schiacciati come hamburger. L’occupazione provoca violente reazioni con continue esplosioni, azioni di guerriglia e migliaia di morti. Anche le foto, pubblicate da stampa e tv, delle torture inflitte ad Abu Ghraib suscitano lo sdegno di tutto il pianeta.
Benedetto XV (papa dal 1914 al 1922), riconoscendo gli orrori di ogni conflitto, dichiara che NON esistono guerre giuste.
Le bombe al fosforo invece bruciano uomini, donne e bambini come fiammiferi, lasciando illesi i loro vestiti.
Il costo dell’acqua. In tante zone del globo soffrono la sete: veleni chimici e siccità rendono l’acqua potabile sempre più scarsa e preziosa. I potenti della finanza (FMI e BM) impongono la privatizzazione dell’acqua, specie ai paesi poveri – in cambio del mancato pagamento dei debiti o per concedere prestiti – e il prezzo dell’acqua viene poi triplicato (e chi non ha i soldi si arrangi).
In Bolivia l’acqua, anche quella piovana, viene privatizzata e data in concessione a una multinazionale USA, che come prima azione triplica le tariffe. Una rivolta del popolo la costringe ad andarsene: comunque, caro lettore, non ti affliggere, giacché il governo USA la consola assegnandole l’Iraq.
Per la prima volta al mondo, nel 2004, in Uruguay il popolo vota direttamente su tale necessità: la stragrande maggioranza decide che l’acqua è un servizio pubblico e un diritto di tutti. Il risultato del referendum è legge: la società statunitense che la gestisce deve abbandonare il paese.
Si accresce la necessità dell’acqua nel mondo e, secondo autorevoli osservatori, in un futuro non lontano essa diventa più importante del petrolio. In ragione di ciò alcune aziende multinazionali stanno cercando di monopolizzarne la gestione, al fine di possedere un ulteriore strumento di dominio del globo.
La deforestazione. Ogni anno il nostro pianeta perde, per il taglio selvaggio di alberi e per incendi inconsulti, oltre un milione di ettari di foresta: è tutta produzione di ossigeno che viene sempre più a mancare nell’atmosfera e nei nostri polmoni. Nel Sud America, in Asia e in Africa vastissime estensioni della foresta equatoriale spariscono per opera delle multinazionali statunitensi ed europee: il Gabon, ad esempio, un tempo ricchissimo di alberi, adesso è ridotto a un territorio brullo. Tutto ciò porta a un terribile squilibrio del sistema ambientale.
I governi blocchino subito questo scempio del pianeta, altrimenti noi terrestri facciamo la fine degli abitanti dell’isola di Pasqua, costretti ad abbandonarla perché quelli tagliano tutti gli alberi e così non hanno più risorse per viverci. Restano lì solamente le 900 gigantesche statue.
La diminuzione di ossigeno nell’atmosfera, assieme alle emissioni inquinanti dei centri industriali (smog), fa aumentare la % di anidride carbonica e di conseguenza il riscaldamento terrestre, portando la siccità in varie zone, o anche violentissimi venti.
Ma il riscaldamento fa sciogliere i ghiacciai, per cui cresce il volume dell’acqua e il livello dei mari, e la maggiore evaporazione intensifica l’umidità e le piogge, anche con effetti assai disastrosi. A sua volta ciò favorisce, nel lungo periodo, un’abbondante vegetazione che riproduce l’ossigeno perduto. È un sistema di lento autoequilibrio che la natura cerca di realizzare da milioni di anni, permettendo così la vita sul pianeta.
Un fatto di cronaca buia. Vari anni fa una conoscente di mia moglie, una signora filippina laureata in sociologia, che lavora in Italia presso un organismo religioso internazionale, è chiamata dalla polizia per ascoltare una giovane filippina che si è gettata dalla finestra del terzo piano d’un edificio; miracolosamente non muore, ma riporta ferite gravi. La giovane non conosce alcuna lingua, parla unicamente un idioma locale delle Filippine, poco diffuso. Dopo vane ricerche di un interprete, alla polizia viene infine indicata la conoscente di mia moglie, che è di quei luoghi. Essa pertanto si reca in ospedale per tradurre le dichiarazioni della ragazza: è un racconto allucinante.
“Io cerco lavoro, dice la giovane, e alcuni dal fare gentile mi offrono un’occupazione normale in Italia con tutte le garanzie. Io accetto e vengo qua, l’organizzazione mi porta in un appartamento dove dovrei alloggiare assieme ad altre ragazze, ma un volta entrata sono costretta con la violenza a rimanere sempre lì dentro e a prostituirmi ai clienti. Le giovani non conoscono l’italiano, non devono mai uscire dall’appartamento, non possono comunicare con l’esterno, e sono obbligate a stare giorno e notte a disposizione. Chi reclama viene picchiata brutalmente. Io sono presa dallo scoramento, non vedendo una via d’uscita.
Un giorno una ragazza che non ne può più si ribella, minaccia di denunciare ogni cosa alla giustizia, si rifiuta di prestarsi allo sfruttamento e invita le altre a fare altrettanto. I delinquenti allora la uccidono davanti a tutte, per dare un esempio: questa è la fine per chi non ci sta.
Io ormai sono totalmente disperata, non ce la faccio più e così a un dato momento cerco di farla finita”. In seguito alla confessione della ragazza la polizia riesce a individuare la banda.
La tragedia dell’Africa. Le condizioni di vita delle popolazioni nel continente nero sono in gran parte drammatiche. In tante zone, soprattutto dell’Africa subsahariana, la povertà è assoluta, mancano le medicine e l’assistenza sanitaria, scarseggiano l’acqua e il cibo, i signori della guerra compiono stragi e ingiustizie, l’economia è caratterizzata da un sottosviluppo cronico, vi è analfabetismo, disoccupazione e corruzione. Le multinazionali americane, inglesi ed europee tengono sotto controllo la situazione per poter operare lo sfruttamento delle ingenti risorse minerarie, tra cui il coltan, utilizzato nella fabbricazione di cellulari e computer.
Significativi gli avvenimenti degli ultimi decenni nel Congo (l’ex colonia belga). Un pastore evangelico del posto così racconta: “Quattro anni dopo l’assassinio di Lumumba (1961), che desidera realizzare un socialismo africano, il potere è preso, con l’appoggio delle potenze occidentali, dal generale Mobutu, il quale instaura un regime dittatoriale e lascia alle multinazionali la piena possibilità di caricare vagoni di materie prime e diamanti, senza che il popolo ne ricavi nulla. Allorché però Mobutu vuole gestire direttamente le risorse del paese, le potenze occidentali gli scatenano contro gli Stati confinanti, facendo iniziare una guerra che dura tuttora: Mobutu è rovesciato nel 1997; nel 2003 è stabilito un governo di unità nazionale, ma gli scontri continuano, complicati da conflitti etnici.
I potenti, per non avere noie dalla popolazione, pagano milizie di un’etnia per uccidere gente di un’altra etnia, e contemporaneamente pagano milizie di quest’ultima etnia per uccidere gente dell’altra, e così i conflitti fra loro non cessano mai e le popolazioni non hanno tempo per occuparsi di ciò che fanno le multinazionali.
Questa lunga guerra, di cui i media informativi occidentali non ne parlano affatto, costa finora cinque milioni di morti e patimenti inenarrabili alla popolazione. Io pure, continua il pastore evangelico, sono catturato dai soldati di un’etnia diversa dalla mia e sono torturato per vario tempo, ma un giorno riesco a fuggire (ora è rifugiato in Europa – ndr); un mio amico e suo figlio di sei anni sono catturati insieme a me e torturati anch’essi, ma non riescono a scappare e alcune settimane dopo sono uccisi. Allo stato attuale però le multinazionali possono caricare senza contrasti vagoni di materie prime e diamanti, senza che il popolo ne ricavi nulla”.
Un episodio della seconda guerra mondiale: il 10 maggio del 1941 Rudolf Hess, uno dei massimi gerarchi nazisti, vola in segreto in Scozia per offrire un patto di pace a Winston Churchill. L’URSS sta per essere invasa dalle truppe di Hitler, il quale ritiene conveniente non avere nemici alle spalle della Germania. Hess dovrebbe convincere gli inglesi che conviene anche ai paesi capitalisti che sia abbattuto il regime comunista sovietico e pertanto possono cessare le ostilità contro i tedeschi (secondo alcuni, il consiglio è altresì di Pio XII).
Churchill però, pur con l’Inghilterra sottoposta a continui attacchi aerei, non vuole neanche incontrare Hess e lo tiene prigioniero. Hitler, a seguito dello smacco subito, dichiara che il volo è un’iniziativa personale del gerarca e che questi è gravemente malato di nervi.
Perché Churchill non accetta la proposta di pace di Hess e liberare così la nazione dal peso della guerra? La risposta è facile: se la Gran Bretagna esce dal conflitto, lo scontro si riduce fra nazismo e stalinismo e uno dei due deve vincere, diventando in tal modo padrone del continente europeo.
Questa soluzione non va bene agli inglesi, che dopo diverrebbero facile preda della potenza vincitrice: Churchill ritiene preferibile continuare a partecipare al conflitto (premendo sull’intervento degli USA, oltre che sul loro aiuto) cosicché, in caso di vittoria dell’URSS, la sua avanzata può essere fermata al di là di una certa linea, come di fatto avviene. *** Quarantaquattro anni dopo crolla anche lo stalinismo.
Il potere dei ricchi della finanza. Il banchiere americano arcimiliardario Amshell Rothschild ‘candidamente’ così si esprime: “noi dobbiamo finanziare il più possibile per poter guadagnare. Favoriamo per questo molte guerre che richiedono grossi finanziamenti e che ci permettono buone entrate. Consentiteci di controllare l’emissione di denaro della nazione e non c’importa di chi fa le leggi”.
Attualmente la banca centrale d’uno Stato può essere una società privata per azioni: essa può stampare gratis miliardi di denari in moneta contante senza pagare alcun interesse per l’uso che poi ne fa. La banca ci compra miliardi di denari di obbligazioni che fruttano l’interesse ai banchieri azionisti. La banca può ricomprare le obbligazioni dal pubblico semplicemente stampando altro denaro. Gli emittenti possono creare inflazione e depressioni manipolando la quantità di valuta in circolazione.
Ricordiamo qui per inciso che la BCE è una banca privata in mano a una decina di ricchissimi proprietari. Affinché l’economia prosperi, deve essere il Parlamento a controllare la banca centrale e a votare sull’ammontare dell’emissione di moneta, esente da debito e interesse, e sul suo uso per farlo circolare nel sistema economico come mezzo di scambio; altrimenti s’arricchisce una parte e si impoveriscono nazioni.
Alimenti e salute. Nei paesi occidentali vi è un forte consumo di carne e grassi animali, che a lungo andare dà origine a malattie cardio-circolatorie, tumori o diabete; tali malattie infatti sono le principali cause di morte nei paesi del ‘benessere’. Ogni tre animali commestibili, in media, uno ha nel suo organismo cellule cancerose, le quali, ingoiandole, entrano nel nostro corpo e col passare del tempo, continuando così, sviluppano un tumore. Inoltre ogni cibo bruciacchiato o troppo cotto produce alla lunga neoplasie, come d’altronde le produce il fumo.
Per quanto riguarda in particolare le malattie cardio-circolatorie e gli infarti è statisticamente accertato che nei paesi poveri la percentuale di persone colpite è assai bassa. Quando però gli abitanti di quei posti sviluppano un maggiore benessere oppure si trasferiscono nei paesi occidentali, hanno più soldi e cominciano a mangiare carne, cosicché vengono colpiti anch’essi da tali malattie. Gli esquimesi si nutrono di pesce dei mari freddi, ma non consumano carne poiché non posseggono animali, e quei problemi non li hanno. I monaci trappisti osservano una stretta regola che vieta loro tassativamente di mangiare carne: il 99% di essi nel corso della loro vita non soffre di malattie cardiache né subisce infarti.
Pesticidi, mangimi e concimi chimici, conservanti e coloranti artificiali lasciano residui chimici nei cibi che una volta ingoiati (lo stesso dicasi per certi medicinali) vanno in circolazione nel nostro sangue alterandolo leggermente, per cui il sangue lascia un piccolissimo deposito nelle arterie o nelle cellule dell’organismo. Continuando così alla lunga però quegli accumuli si accrescono e producono un restringimento dei vasi sanguigni oppure una degenerazione delle cellule, dando origine a malattie cardio-circolatorie, tumori o diabete.
Per quanto possibile è bene mangiare alimenti biologici integrali.
Lettere dal fronte: “se leggi questa lettera vuol dire che m’è accaduto qualcosa di brutto. Ti ho promesso che sarei tornato da te, ma è una promessa che non posso mantenere. Non ce la faccio a smettere di piangere mentre ti scrivo, ma mi prefiguro di dovere salutarti per l’ultima volta. Sii felice. Fatti una famiglia; insegna ai tuoi figli a distinguere quello che è giusto da quello che è sbagliato. Ti amo. Addio” (dalla lettera alla fidanzata, riportata dai quotidiani, del soldato statunitense Daniel E. Gomez, morto in Irak nel luglio 2007 all’età di 21 anni).
I ‘conquistadores’. All’epoca della scoperta dell’America i soldati spagnoli che vanno nel nuovo mondo sono dapprima poche centinaia e poi alcune migliaia, tuttavia conquistano quasi tutto il centro-sud del continente, abitato da cento milioni di indigeni. Come riescono a farcela? In primo luogo essi hanno armi superiori, ma questo non sarebbe sufficiente, quindi con l’inganno e la violenza e infine, soprattutto, mettendo le diverse popolazioni in guerra fra loro per poi dominarle: ‘divide et impera’ è il vecchio motto di Roma per conquistare il potere col minor danno alle sue legioni.
È lo stesso principio per cui in Africa le grandi potenze mettono un’etnia contro l’altra oppure in Italia Hitler arruola gli italiani repubblichini contro gli italiani partigiani oppure in Europa sono aizzati, specie nel passato, cattolici contro ortodossi o protestanti o mussulmani (e viceversa) oppure in medio oriente israeliani contro palestinesi oppure nei paesi islamici sciiti contro sunniti, eccetera.
La storia del potere si ripete. Sentite questa: “la gente comune naturalmente non vuole la guerra, però è sempre facile attirarla a sé, sia in un sistema democratico sia in una dittatura nazista sia in un paese a governo parlamentare sia in una dittatura comunista. La gente può sempre essere avvinta agli ordini dei capi, è assai facile; quello che bisogna fare è solamente dire loro che sono vittime di un attacco bellico (o terroristico) e accusare i pacifisti di non essere patriottici e di mettere la nazione in pericolo. Ciò funziona sempre e in qualsiasi paese”.
Assomigliano a parole dei nostri giorni, ma in realtà è uno stralcio del diario scritto nel 1937 dal gerarca nazista Hermann Göring, l’ideatore della gestapo, poi condannato a morte per i suoi crimini a Norimberga al termine della seconda guerra mondiale.
Un’altra tecnica per ingannare e che i nazisti usano è quella di dare sempre la colpa, per qualunque cosa che va male, ai gruppi da perseguitare, che a quel tempo sono soprattutto gli ebrei. Calunniate, calunniate, qualche cosa resta.
Oltre a ciò possono stipularsi accordi scritti con le parti avverse e non mantenerli “tanto i trattati sono solo dei pezzi di carta”: ad esempio i gerarchi nazisti nel 1939 firmano con l’Unione Sovietica un patto di non aggressione reciproca e circa due anni dopo la invadono. Oppure in qualche città convocano i rappresentanti della comunità giudaica e dicono loro che, se consegnano entro breve tempo un ingente quantitativo d’oro e di gioielli, gli ebrei locali in cambio non sarebbero deportati nei lager; una volta ottenuto quanto richiesto, le SS dopo qualche giorno effettuano la retata sistematica di tutti gli ebrei della città e li spediscono ai campi di sterminio.
A questo mondo ci vuole perspicacia: a Hitler occorre un buon pretesto per attaccare militarmente la Polonia, cosicché organizza occultamente degli attentati omicidi contro i tedeschi colà residenti, facendo mettere bombe nei locali da questi frequentati, in modo da accusare – ecco l’inganno – i polacchi di esserne gli autori e invaderne il territorio per … difendere le vittime tedesche.
Chi ha orecchi per intendere intenda, mette sull’avviso Gesù.
Dobbiamo stare sempre in guardia dalle fake-news e dai loro promotori!
La ricchezza.
• Nel medioevo la ricchezza è data dal possesso di grandi estensioni territoriali (latifondi feudali) e dallo sfruttamento dei lavoratori della terra (almeno l’80% della popolazione, in maggioranza servi della gleba) per il monopolio della produzione agricola, non essendovi in quei tempi industrie e servizi. I feudatari col tempo diventano una casta a sé stante: la nobiltà, con grossi privilegi ed esenzione dalle tasse, che cercano sovente di emanciparsi dal potere centrale (il re). I contadini invece devono stare sottomessi e pagare tributi ai loro feudatari, … anche sull’aria che respirano, giacché questa si trova sul terreno del nobile padrone, per cui l’aria appartiene a costui e i contadini respirando la consumano.
• Oggi vi è il pericolo di un feudalesimo economico. I padroni arcimiliardari delle multinazionali e delle potenti lobby finanziarie (che a volte si ispirano a programmi di tipo filo-neonazifascista) cercano di rendersi indipendenti da politici e governanti o di tenere costoro, e vari partiti, sottomessi come vassalli ai propri enormi interessi. La cosa che più temono e combattono (subdolamente o apertamente) è che sia istituita la vera democrazia diretta, fonte di ricchezza di tutto il popolo, forza legale e costituzionale di milioni di persone che può opporsi a ogni dominio e vincere. Alla lunga è molto più difficile ‘convincere’ il 51% dei cittadini aventi potere decisionale che pochi capi o capetti avversari.
Gli uomini-dio recenti. Sino alla metà del XX secolo i giapponesi devono ritenere, anche ufficialmente, che il loro imperatore è un dio qui in terra, discendente del dio sole, e come tale va venerato! A noi occidentali questa credenza sembra strana, ma non ci accorgiamo che anche tra noi c’è chi deve ritenere che qualche singolo uomo qui in terra sia ufficialmente rappresentante di un dio e come tale va venerato! Ma gli altri uomini di fronte a Dio sono meno rappresentativi o contano di meno? Potenza del potere. Nel 1907 il sommo pontefice romano condanna come volontà di dio la democrazia all’interno della struttura clericale e in generale nel mondo civile. Da qui il forte appoggio del Vaticano ai partiti totalitari sia in Europa sia in America latina, con tutte le nefaste conseguenze e le rovine da questi prodotte con la dittatura e la guerra.
Gli Stati Uniti e gli alleati, vinto il secondo conflitto mondiale, impongono al Vaticano di riconoscere valida la democrazia nel campo laico e in Italia viene pertanto fondato il partito democristiano. Contemporaneamente in Giappone gli USA impongono all’imperatore di dichiarare che egli non è un dio, ma un comune mortale.
‘Operazione condor‘: nella seconda metà del ‘900 in America latina sorgono dittature militari che commettono brutali delitti contro l’opposizione, come in Guatemala, in Cile (con Pinochet dal 1973), in Argentina (con Videla dal 1976), in Paraguay (con Stroessner dal 1954), ecc.
I generali argentini condannano a morte migliaia e migliaia di giovani dissidenti del regime, i cosiddetti ‘desaparecidos’ (= scomparsi). Questi giovani sono prelevati in casa o all’uscita dalla scuola, poi, dopo essere torturati, vengono caricati su un aereo da dove gli fanno fare il ‘vuelo’ (= volo), ossia sono buttati giù disotto nell’oceano Atlantico, dove appunto scompaiono.
Vari anni dopo alcuni di quei capi militari sono processati e costoro, per dimostrare di essere in regola con la religione cattolica, dicono di seguire le indicazioni del clero. I giudici chiedono: “in quale modo?”. “Alcuni dell’alta gerarchia – è la risposta – ci dicono che gettare disotto le persone in quella maniera è anticristiano, ci consigliano pertanto di … narcotizzarle prima, e da allora così si è fatto”.
Le madri dei desaparecidos da tanti anni protestano in silenzio davanti agli edifici del potere al fine di ottenere giustizia per i loro figli. Ecco qui di seguito un estratto dalla lettera di una queste madri coraggio, riportata da alcune riviste, scritta nel periodo in cui la magistratura spagnola chiede l’estradizione del generale cileno Pinochet per processarlo, mentre il Vaticano si oppone: “Lui, il sommo pontefice, che dovrebbe levare una parola durante quel periodo in cui c’è la violenza, la disperazione, la strage nelle nostre famiglie, lui che dovrebbe suscitare tutta la reazione internazionale perché sa quello che sta succedendo, lui tace, abbandonandoci nelle mani degli assassini e dei torturatori. Solo noi sudamericani sappiamo bene che cosa è l’alta gerarchia argentina, cilena, sudamericana. Adesso che dopo tanti tentativi, tante speranze, pensiamo che si cominci finalmente a ottenere qualche risposta internazionale alla nostra storia, al nostro dolore ancora intatto, lui, finalmente dopo tanto silenzio, parla. Ma parla per sottrarre alla giustizia il capo dei nostri assassini, per dire no a una condanna per delitti aberranti, terribili, che ci portiamo addosso per tutta la vita”.
Possiamo aggiungere che in El Salvador vi è pure l’arcivescovo Oscar Romero, trucidato, e non solo lui, per il fatto che sostiene i diritti umani della massa dei poveri, ma la gerarchia vaticana non lo segue, anzi mette a tacere tutta la teologia della liberazione e chiude tutte le cattedre universitarie di quei teologi, mentre blocca la canonizzazione di Romero, che viene portata avanti dopo molti anni.
Il risultato di tutti questi fatti, e altri ancora, è che oltre trenta milioni di latino americani si staccano dalla gerarchia cattolica e dalla sua dottrina di potere (secondo stime recenti sono ora quaranta milioni). Allo stato attuale tale rigetto del costantinesimo o agostinesimo da parte di una consistente porzione della popolazione contribuisce all’affermarsi in America latina di governi che vogliono attuare vaste riforme sociali, aiutati dalle iniziative del social forum, e conseguire una maggiore autonomia dall’influenza logorante degli straricchi locali e degli Stati dominanti. I conservatori cercano di recuperare terreno e a volte ci riescono.
Curiosità sui caratteri fisionomici d’origine. Su tre colli della futura Roma nell’ottavo secolo a.C. risiedono distintamente tre popolazioni diverse: gli etruschi (probabilmente discendenti dai troiani) dalle capacità di organizzazione militare e amministrativa, i sabini dalla operosità pratica e sensibili ai valori familiari (e buoni mangiatori), i latini o quiriti, provenienti dai colli albani, portati a congregarsi e alla devozione religiosa. Romolo, secondo la tradizione, riesce a unificare le tre etnie fondando una città comune, Roma. Per popolare la nuova unità territoriale sono portate ivi molte donne sabine, per cui la maggioranza è di quella origine. La città nel corso del tempo ha lo sviluppo che sappiamo.
Mesi fa gironzolando fra i paesi della Sabina, ad esempio a Scandriglia, e osservando gli uomini del posto, mi sono meravigliato della forte somiglianza di alcuni di loro con personaggi illustri raffigurati nelle statue dell’antica Roma: il che mostra le origini comuni. Chi vuol verificare, verifichi.
Vi è una cittadina vicino Roma, Rocca di Papa, situata su un vulcano spento a un’altezza di circa 700 metri, che per secoli nel passato, data la difficoltà a raggiungerla, resta praticamente isolata dal resto del territorio. Questo fatto influisce anche sulla lenta evoluzione del dialetto locale che fra l’altro ha molte parole che finiscono in ‘u’ come nella lingua latina. Si dice che Annibale, tra il 271 e il 216 a.C., si accampi col suo esercito di cartaginesi sugli altipiani del posto, i cosiddetti ‘campi di Annibale’, in attesa di attaccare l’Urbe; resosi poi conto della difficoltà di conquistare la grande città fortificata, si dirige con l’armata verso Sud. Le persone e i figli che lasciano colà costituiscono lungo la costa del monte un grosso nucleo di abitanti locali.
Nel 1527 d.C. un esercito di lanzichenecchi, mercenari protestanti tedeschi assoldati dall’imperatore Carlo V, attraversa l’Italia per invadere Roma, che infatti viene saccheggiata spaventosamente; il sommo pontefice riesce a salvarsi per un pelo rifugiandosi in Castel Sant’Angelo. Allorché gli assalitori ripartono, alcuni, una cinquantina, preferiscono rimanere a Roma: qui, se vogliono salva la vita, devono convertirsi al cattolicesimo, quindi sono spediti a Rocca Di Papa, una località isolata dal resto dello Stato, dove essi si costruiscono alloggi a monte di quelli preesistenti.
Andando sul posto e osservando gli uomini, si possono notare certuni che sono di pelle leggermente più scura, con i capelli neri a volte ricci, un po’ grassocci, altri invece di pelle chiara, biondicci, magri, i quali mostrano le due diverse origini.
L’amore scambievole, piccoli atti. Un’estate passo una decina di giorni di vacanza presso un paese delle Alpi, a 1200 metri di altezza, assieme ad alcune centinaia di altre persone che desiderano conoscere o vivere l’amore scambievole del vangelo, vedendo Gesù in ogni prossimo, chiunque sia, trattandolo come si tratterebbe Lui, possibilmente senza parlare di Dio. In tal modo si crea un clima bello di rapporti e per tutti è come sentirsi in famiglia, semplicemente.
Siamo alloggiati in vari appartamenti, pensioni o tende, e fra noi ci sono anche persone non credenti o di altre idee. Durante il giorno si tengono, per chi vuole, incontri tutti assieme nella sala dell’ex cinematografo del luogo, si fanno gite in montagna o nei dintorni, sono organizzati giochi e gare sportive, spettacoli autorealizzati, ecc., tutti si prestano a dare passaggi in automobile a chi non l’ha per recarsi nei vari posti.
Io alloggio presso un alberghetto del paese e nella sala da pranzo siamo in sei tavolate di otto o sei persone ciascuna; accanto a me siede il responsabile di settore d’una azienda privata, di nome Alfredo, che si dichiara comunista e ateo. Egli è divorziato e in quei giorni si trova lì, invitato da un suo dipendente, poiché è il periodo estivo in cui spetta a lui tenere il figlio di undici anni e vuole fargli fare una vacanza in montagna. È una persona molto brava, la sera dopo cena tutti i bambini lo circondano, perché racconta loro delle favole piacevoli.
Un giorno Alfredo ha bisogno di acquistare una medicina, ma la farmacia del paese ne è sprovvista, mentre ne è fornita la farmacia d’una cittadina a 30 km di distanza. Alfredo è in vacanza senza automobile (per principio), allora io mi offro subito di accompagnarlo con la mia. Egli resta un po’ sorpreso della pronta disponibilità e accetta il passaggio. Strada facendo si parla del più e del meno, mi dice che lui è ligure, ma originario dei Balcani dove ha ancora dei parenti, poi io gli parlo della necessità della democrazia diretta del popolo per risolvere tanti problemi socio-politici, anche in quelle zone. Rientrati in albergo mi chiede quanto deve per il passaggio, ma ovviamente non voglio niente, tra di noi, in quella vacanza insolita, si condivide.
Una sera dopo la cena Alfredo chiede ai commensali se hanno una corda per stendere i panni, giacché ha lavato gli indumenti del figlio, che si sono sporcati giocando, e vorrebbe appenderli per farli asciugare, ma nessuno dei presenti possiede una corda pei panni; chiede agli addetti dell’albergo, ma anch’essi non l’hanno. Se Gesù ha bisogno di una corda, rifletto, gliela procurerei subito con gioia. Allora la mattina dopo mi alzo di buon’ora, essendo lui mattiniero, in modo da essere alle 8 all’apertura del negozio di merceria del paese e compro una corda per stendere. Torno subito in albergo e incontro Alfredo che sta per risalire in camera sua dopo la colazione in sala: gli offro la corda e lui la prende un po’ colpito.
Un altro giorno una signora che partecipa all’incontro deve recarsi all’ospedale della cittadina di cui sopra a trovare una parente lì ricoverata d’urgenza e occorre qualcuno che l’accompagni con la macchina. Mi offro, aspetto che compia la sua visita, e dopo la riporto al paese.
Il penultimo giorno della nostra vacanza il dipendente di Alfredo mi dice che il suo capo vorrebbe parlarmi e che ci invita nel pomeriggio al bar vicino alla sala degli incontri per prendere qualcosa. Ci rechiamo colà, ci sediamo tutti e tre in un angolo del locale e conversiamo del più e del meno per più di un’ora, si parla brevemente di una rivista che cerca di riportare nelle sue pagine lo spirito che si vive lì in quei giorni, poi ognuno va per suo conto. E Alfredo percepisce una luce interna: crede in Dio-Amore.
Un caso emblematico di sviluppo delle nuove tecnologie è offerto dalla repubblica federale dell’Unione Indiana, dove nei primi anni 2000 il capo dello Stato è uno scienziato, padre del programma nucleare nazionale. Grandissima importanza è data alla tecnologia specialmente all’informatica: una buona percentuale degli utili delle aziende è devoluta alla ricerca nel campo, milioni di portatili efficienti vengono diffusi a basso prezzo anche nelle campagne più sperdute, vi sono 200.000 ingegneri informatici, di cui la metà donne, i ‘cervelli’ non devono più emigrare, sono creati poli tecnologici ad altissimo livello che attirano gli investimenti stranieri, l’esportazione di software è al secondo posto mondiale dopo gli USA. Ogni anno l’1% della popolazione indiana passa dallo stato di miseria alla classe sociale media. Con il governo successivo però la situazione in India cambia sotto molti aspetti.
Spigolature sul Risorgimento italiano. Stralci da alcuni documenti di quell’epoca, tratti dal sito web del ‘Gruppo laico di ricerca’: “il regime democratico ha per regola l’eguaglianza, la libertà, la fraternità. Non riconosce titoli di nobiltà, né privilegi di nascita o casta” (articolo della Costituzione romana del 1849).
“La Repubblica è anzitutto principio d’amore, di maggior incivilimento, di progresso fraterno con tutti e per tutti, di miglioramento morale, intellettuale, economico per l’universalità dei cittadini. E’ il principio del bene su quello del male, del diritto comune sull’arbitrio di pochi, della santa eguaglianza sul privilegio e il dispotismo” (Giuseppe Mazzini).
“Questa Italia, che le altre nazioni tanto invidiano per il suo cielo, per la fertilità delle sue terre, per l’indole svegliata dei suoi abitanti, che in pochi anni conquistano ciò che è l’aspirazione di secoli, la sua unità. Qual mai ostacolo le si oppone a renderla grande, prospera, rispettata? La sua apatia, la sua immoralità, la discordia. Chi la gettò in questo baratro di sciagure? … Un detto: che il governo non è un principio, ma un partito. Da questo (discende) corruzione dei pubblicisti, corruzione nei plebisciti, nei collegi elettorali, nella Camera, nei ministeri, nei tribunali, nei funzionari, nell’esercito, nella marina; corruzione nelle imprese, nei contratti, nelle società, nelle banche, insomma in ogni ramo, in ogni dicastero. A ritornarlo principio sacro per ognuno che dà tanti martiri dovunque, bisogna spazzare questa massa di intrusi che, come le formiche negli alveari, ne deportano cera e miele e non vi lasciano che putridume e macerie. Vorrei dirvi chi sono, del loro passato e donde vengono: ma troppo dovrei intingere la penna nelle sozzure, e mi ripugna. Basta vi dica: ricorrete al loro passato, e se non siete più che ciechi, più che imbecilli, più che codardi, non riconfermateli nel loro seggio. Che sperare da essi? Il pareggio (di bilancio), la difesa dello Stato, la libertà? Illusi che siete! Sì, riconfermandoli, preparatevi a nuove sciagure (Giuseppe Garibaldi agli elettori italiani).
Un notissimo campione sportivo acquista una bella villa in Svizzera. Un appezzamento di terreno adiacente adibito a parco appartiene al Comune del luogo. Egli vorrebbe ingrandire la sua tenuta e si rivolge pertanto al sindaco perché gli venda quell’area verde. Il sindaco gli risponde: “Io potrei anche vendergliela, ma qui vige la democrazia diretta, per cui il popolo potrebbe subito dopo decidere diversamente, tanto vale sottoporre direttamente la richiesta alla decisione dei cittadini”. Dopo due mesi questi votano e il responso della consultazione è ‘NO’ alla vendita, quel parco resta pubblico.
Sulla Democrazia diretta (DD): una volta parlando della DD a un gruppo di persone, una ragazza dice che lei non vuole la democrazia diretta, perché con essa dovrebbe fare tutto quello che i tanti telespettatori del ‘grande fratello’ votano. “Vedi Lucia, replico io, è proprio allo stato attuale che noi dobbiamo fare quello che vuole chi ci propina ‘il grande fratello’, e i cittadini non possono far nulla di vincolante per cambiare tale stato delle cose. D’altronde quanti sono coloro che in televisione vedono ‘il grande fratello’? Sono circa il 30%? Vuol dire che il 70%, cioè la maggioranza, non vota come loro. Comunque noi dobbiamo avere rispetto per quei telespettatori: bisogna capire come parlare a loro. Inoltre è statisticamente dimostrato che un gruppo di persone, che liberamente sceglie una data soluzione, è di pareri diversificati su altri argomenti”.
Qualche volta vi è lo sfruttamento degli ‘aiuti’. Il giochetto è facile, e vale per qualunque situazione difficile: si pubblicizza che bisogna aiutare persone poverissime, si mostrano le foto dei bambini tutti pelle e ossa, oppure vi è una catastrofe naturale e si fanno vedere le scene drammatiche del fenomeno. Viene raccolto qualche milione di euro? L’80% è tenuto dall’organizzatore per le proprie ‘spese di organizzazione’ e il resto è dato per sostenere le spese richieste dal problema proposto e qualcosa arriva a destinazione, comunque i poveri restano sempre poveri. Fortunatamente questo succede solo qualche volta.
Attacco all’Europa. Un noto giornalista americano indipendente, esperto del sistema finanziario internazionale, svela che nel 2008 è decisa la crisi europea, al fine di evitare il crollo del dollaro; gli speculatori hanno puntato tutto sui credit default swaps (CDS), che distruggono la più grande compagnia assicuratrice del mondo, l’AIG. Successivamente, nel febbraio 2010, si tiene un incontro di persone di grande influenza, che si accordano sulla strategia da seguire per evitare una grande ondata di vendite di dollari da parte delle Banche centrali e il conseguente crollo di tale moneta.
L’unico modo per rafforzare il biglietto verde passa, secondo loro, attraverso un attacco all’euro. Non è possibile un attacco frontale contro una moneta molto forte, così gli speculatori, fra cui certi protagonisti della distruzione della Lehman Brothers, cercano i fianchi più deboli del sistema europeo e li individuano nel mercato dei titoli di Stato dei piccoli Paesi del Sud Europa, dove è possibile contare sulla complicità di politici al servizio delle lobby. Il mercato dei titoli della Grecia, ad es., è relativamente ristretto rispetto al bund tedesco: una condizione ottimale per una serie di vendite al ribasso, accompagnate da articoli negativi di Wall Street e da qualche valutazione pessimistica delle agenzie di rating. Tutto ciò può causare il tracollo dei prezzi e molto panico. Per accrescere il potere distruttivo di tali attacchi speculativi si usa, come scritto sopra, una forma di derivati, i CDS (soprattutto i ‘naked’ CDS), che sono veri e propri giochi d’azzardo basati sulle scommesse.
In definitiva l’attacco all’euro è un tentativo d’esportare la depressione economica mondiale verso l’Europa, creando un caos di piccole monete che possono essere facile preda della speculazione, giacché l’euro è abbastanza forte da potersi difendere. Si tratta di scaricare la crisi sull’Europa, in modo da indebolire a tal punto l’euro da impedire di fungere da riserva mondiale accanto al dollaro o al posto del dollaro.
Da alcuni anni vi è pertanto un attacco delle lobby finanziarie all’Europa: per inciso ricordiamo che è il cancelliere Kohl a pretendere pervicacemente che la BCE, nel 1998, sia per statuto dichiarata indipendente da ogni governance degli Stati, clausola che non è presente in alcun statuto delle banche centrali dell’intero pianeta. E ora gli Stati europei devono sottostare alle direttive della BCE e pagare, se non possono restituirle il prestito, con la vendita di una parte del loro patrimonio.
Il compito dei governanti sottomessi alle lobby è quello di diminuire la democrazia, l’economia e l’informazione libera, decomporre l’uguaglianza con l’impoverimento della massa, specie con la disoccupazione e la riduzione di servizi, arricchire i propri collaboratori, dividere o annullare i partiti e/o i loro membri che non accettano i dettami delle lobby, indebolire l’euro, abbassare la sovranità dello Stato di diritto.
Difatti impoverendo ad es. l’Italia, la Germania ridurrebbe la vendita dei suoi prodotti nella Penisola, e se l’Italia fa bancarotta finanziaria, la Germania subirebbe un duro colpo, essendo, con la Francia, una delle maggiori creditrici. Per questi Stati si può aggiungere anche il pericolo del tracollo di loro grossissime banche e aziende, soprattutto se amministrate da manager ‘pilotati’ dalle lobby.
L’attacco, invece, a Paesi poco sviluppati non appartenenti alla UE, specialmente mussulmani e non, viene sferrato attraverso guerre locali.
I primati. Secondo gli ultimi studi antropologici, 7.000.000 di anni fa, o giù di lì, sul nostro pianeta sorgono tra i primati le scimmie antropomorfe che si possono suddividere in due grandi ripartizioni: una comprende i gorilla e l’altra gli scimpanzé, i bonobi e l’homo sapiens. Questi ultimi tre condividono il 98% del loro patrimonio genetico.
In Africa nelle foreste d’un vasto territorio che confina col fiume Congo sono diffusi gli scimpanzé. Essi sono alti fino a 1,3 metri, vivono in gruppi organizzati secondo una rigida gerarchia, i maschi dominano le femmine, i più forti si accaparrano più cibo, le divergenze creano uno stato conflittuale, alquante volte sfogano le loro energie con la violenza fra di essi. Se uno scimpanzé d’un altro gruppo entra nel loro territorio, 4 o 5 maschi vanno incontro all’intruso e lo fanno fuori se questo non riesce a scappare.
Tale sistema di vita si è standardizzato nei millenni, per cui gli scimpanzé sono rimasti così fino a oggi senza ulteriori significative evoluzioni.
Nelle foreste d’un vasto territorio che confina con la riva opposta del fiume Congo abitano i bonobi, affini agli scimpanzé, ma di taglia più piccola. Vivono in gruppi non organizzati gerarchicamente, maschi e femmine sono alla pari, il cibo viene ripartito fra loro in modo equo, vi è tolleranza e condivisione, sfogano le loro energie mediante i rapporti sessuali con tutti, anche di vario tipo. Se un bonobo di un altro gruppo entra nel loro territorio, alcune femmine gli vanno incontro e, dopo avere fatto conoscenza, stabiliscono rapporti sessuali, accogliendolo poi nel loro gruppo. Alcuni studiosi hanno osservato che se un uccellino cade dal nido, un bonobo lo prende e sale sull’albero per rimetterlo al suo posto.
Questo sistema di vita si è standardizzato nei millenni, per cui i bonobi sono rimasti così fino a oggi senza ulteriori significative evoluzioni. Nel nostro tempo sono diminuiti di numero perché l’uomo ne sta uccidendo parecchi. Scimpanzé e bonobi non s’incontrano, giacché vivono in territori separati dal grande fiume ed essi non sanno nuotare.
L’homo sapiens è un ominide che appare anch’esso in Africa circa 7.000.000 di anni fa. Dal punto di vista genetico tra l’homo sapiens e il bonobo o lo scimpanzé vi è meno differenza, in percentuale, che fra il topo e il ratto.
Probabilmente l’homo sapiens presenta i caratteri sociali sia dello scimpanzé sia quelli antagonisti del bonobo, per cui individualmente e comunitariamente vi è un conflitto interno fra le due eredità genetiche, con prevalenza, anche per lunghissimo tempo, ora dell’una che richiede la struttura gerarchica, ora dell’altra, che dispone all’uguaglianza democratica. Quando nella comunità prevalgono le caratteristiche proprie degli scimpanzé, gli individui con prevalenza delle altre caratteristiche si adoprano per trovare strumenti adatti a capovolgere tale situazione; viceversa quando prevalgono le caratteristiche dei bonobi, gli altri si adoprano per trovare mezzi adatti a capovolgere la situazione. Questa lotta, cruenta o incruenta che sia (in altre parole è lotta tra democrazia, fattore di libertà, e potere gerarchico, conservatore), nel corso dei millenni ha portato a nuove conoscenze o a stagnazioni, ma anche a processi genetici nuovi, determinando l’evoluzione dell’homo sapiens nell’homo sapiens sapiens.
La nascita della democrazia in Svizzera. Nei secoli passati le comunità elvetiche si promettono assistenza reciproca e incondizionata contro qualsiasi avversario, rifiutano che la giustizia venga amministrata da funzionari stranieri, pretendono che i giudici siano scelti fra loro e che in caso di conflitti fra comunità si ricorra a un arbitro.
Le comunità delle vallate vogliono salvaguardare le libertà e amministrare esse stesse i loro beni. È dal basso dunque che si governa, a differenza delle regole in vigore nelle altre nazioni. È nella Costituzione del 1874 che viene iscritto il diritto di referendum (deliberativo) e nel 1891 è pure iscritto il diritto dell’iniziativa popolare. La Svizzera diventa ufficialmente una ‘democrazia semidiretta’ con due diritti di un’ampiezza introvabile e impensabile altrove.
NOTIZIE DELL’ULTIMA ORA:
I dinosauri. Per 155 milioni di anni questi grossi rettili corazzati, dalla forza bruta, dominano la scena del nostro globo, mentre la temperatura è abbastanza uniforme e mediamente più alta dell’attuale. All’incirca 67 milioni di anni fa un gigantesco asteroide, o una cometa d’acqua, si stima dai 10 ai 20 km di diametro (alcuni stimano 1500 km), precipita sulla terra, dove è ora il mar dei Carabi e/o il golfo del Messico, provocando uno spaventoso tsunami, onde alte più di un km, e una catastrofe mondiale immane.
L’enorme nube di polvere generata dall’impatto e, in concomitanza, l’altrettanto gigantesca nube di fumo sulfureo e ceneri incandescenti prodotta anche da grandiose eruzioni nella (pen)isola indiana (probabilmente l’asteroide sfonda l’interno del nostro pianeta ancora allo stato fuso), impregnano l’atmosfera del globo e ostacolano in un secondo tempo l’azione dei raggi solari, portando buio e un abbassamento globale della temperatura per un lungo periodo. Il tremendo scontro produce inoltre (forse) una relativamente lieve ondulazione dell’asse terrestre, provocando glaciazioni periodiche sul pianeta allorché l’inclinazione dell’asse è massima. I dinosauri, essendo animali a sangue freddo, non sanno adeguarsi alle mutate condizioni meteorologiche e scompaiono. Alcuni rettili di quel periodo però riescono a sopravvivere, tra questi i coccodrilli. Qual è il motivo di tale differenza?
Recentemente un ingegnere coreano, con una singolare teoria (da verificare), formula che il motivo è nelle uova depositate da quegli animali. I coccodrilli oggi sotterrano le loro uova in buche profonde 60 cm, dove il calore raggiunge una temperatura che va dai 27 ai 34 gradi; dalle uova che, nei primi stadi dell’incubazione, si trovano sotto i 30,5 gradi nascono le femmine, dalle uova che si trovano sopra i 30,5 gradi nascono i maschi. Discorso analogo vale probabilmente per le uova dei dinosauri, solo che il limite di calore per differenziare i sessi dei loro nascituri è probabilmente più alto. Col raffreddamento provocato dall’immane cataclisma tale temperatura non è sempre superabile per cui nascono quasi sempre femmine e poche: con l’andare del tempo, per mancanza di maschi, i dinosauri si estinguono; i coccodrilli invece nei paesi più caldi del pianeta trovano ancora adesso la temperatura necessaria alla riproduzione dei due sessi e sopravvivono.
Gli effetti climatici del violentissimo cataclisma danno origine inoltre a nuovi virus, prima d’allora sconosciuti, contro cui la stragrande maggioranza dei dinosauri non ha alcuna difesa: tali virus pertanto potrebbero essere una concausa della scomparsa di quei rettili.
Secondo una diversa teoria la densa coltre di fumo e polveri prodotta dall’asteroide e le incandescenti e imponenti eruzioni vulcaniche generate dall’impatto produrrebbero un effetto serra con forte aumento di calore in tutto il pianeta. In conseguenza i dinosauri nascono quasi totalmente maschi fino a estinguersi per mancanza di femmine e per le mutate condizioni ambientali.
In ogni caso la nuova situazione favorisce i mammiferi (tra l’altro buoni mangiatori di uova, anche di dinosauro), giacché essi portano i propri nascituri nel grembo, a temperatura interna costante, e allattano direttamente i cuccioli. Nel corso di 12 milioni di anni dall’impatto raggiungono un grande sviluppo in una multiforme varietà di specie.
Tra 5 miliardi di anni il sole esplode e si spegne poiché esaurisce tutto il suo idrogeno (ma forse l’ossigeno della terra si esaurisce ancor prima), il sistema solare è distrutto e ciò che resta si congela a 270° sotto zero: la vita attuale è impossibile, con l’umanità come la mettiamo?
VOTIAMO SOVRANITÀ DIRETTA DEL POPOLO!