CONTENUTO
PARTE I – Le strutture tecniche basilari della democrazia diretta.
PARTE II – Cenni sulle tecniche d.d. per il voto dei membri di un’organizzazione.
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PARTE I – LE STRUTTURE TECNICHE BASILARI DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA
– Ogni organizzazione politica ha una sua struttura che la caratterizza e la rende funzionale. Ad es. le monarchie assolute dei secoli passati e le dittature moderne hanno una struttura tecnica fondamentale, inserita nella Costituzione, per l’esercizio del loro potere: la struttura rigidamente gerarchica superiori/inferiori con cui il re, o il dittatore, cioè il capo ha tutti i poteri vita natural durante e nelle decisioni ha sempre l’ultima parola. Altre strutture che aiutano a esercitare il potere assoluto sono un’ideologia o religione di Stato, un sistema poliziesco più o meno violento, ecc. Il Popolo deve accettare o subire tutto e non ha alcuna voce in capitolo.
Nelle democrazie rappresentative le strutture di cui sopra, inserite nella Costituzione, sono attenuate, i poteri sono separati non perfettamente (la cosiddetta governabilità), il capo dura in carica alcuni anni e le decisioni finali spettano al Parlamento, che in genere rappresenta la minoranza maggiore data dal partito (o da una lobby) che sta al governo, più che la maggioranza dei cittadini. Il Popolo non ha voce in capitolo e deve accettare tutto, sia valido o non valido, salvo alcuni casi in cui può fare manifestazioni e scioperi o qualche volta ricorrere a un referendum.
Un passo avanti si fa con la democrazia di partecipazione: comitati di cittadini o cittadini non organizzati possono proporre a governanti e amministratori miglioramenti legislativi od operativi. I capi a loro discrezione realizzano le proposte in tutto o in parte oppure non le accettano.
Con l’istituzione della democrazia diretta i cittadini votano non solo i ‘rappresentanti’, bensì anche le leggi, allorché lo ritengono necessario, divenendo così co-autori del benessere generale che ne consegue. Il Popolo infatti quando esprime il 50%+1 dei voti validi, e solo allora, ha immediato potere reale di veto e di delibera, per legge, e induce governanti e politici a servire il bene comune, giacché a questi non è permesso di uscire dai binari o fare errori. Soltanto con la D.D. è possibile la piena realizzazione del progresso economico, sociale e umano del Popolo.
Anche la democrazia diretta richiede una serie di strutture fondamentali inserite nella Costituzione, utilizzando le tecniche proprie, dalle quali non si può prescindere, altrimenti non può funzionare, come avviene anche quando si adottano strumenti delle ‘altre’ suddette organizzazioni politiche.
Sintetizziamo qui di seguito le strutture D.D., traendole da istituzioni già collaudate dove vige la sovranità del Popolo. La presenza nella Costituzione dei primi 10 punti è indispensabile perché si possa parlare di vera democrazia diretta. Per la crescita economica vanno preliminarmente attuati i punti 11,12, 13 e 14.
La Democrazia diretta si può applicare a qualsiasi Stato e, mutatis mutandis, Federazione di Stati. Qui riassumiamo le strutture basilari, riferendoci alla possibile Federazione degli Stati Uniti d’Europa.
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1 – Votazione popolare
Gli istituti basilari del voto popolare, senza alcun quorum e/o ostacoli burocratici, sono:
a) Il referendum deliberativo, che permette ai cittadini, in modo vincolante e con immediato effetto esecutivo, di correggere, abolire o precedere leggi già votate o da votare e, nell’eventualità, di revocare un mandato.
b) L’iniziativa popolare, che permette ai cittadini, in modo vincolante e con immediato effetto esecutivo, di proporre e votare (mediante referendum) leggi nuove che governo o Parlamento non sono intenzionati a fare.
Ogni due mesi dell’anno, per legge, vi deve essere una giornata dedicata alle votazioni popolari (a titolo indicativo la seconda domenica del mese), affinché i cittadini possano con continuità monitorare la situazione e accrescere il benessere generale sia a livello federale che locale.
La democrazia diretta richiede sempre che le decisioni siano prese dalla maggioranza dei voti validi (almeno il 50%+1), qualunque sia la scelta da fare.
Nelle votazioni per eleggere i membri delle Camere a ogni livello, l’elettore può esprimere preferenze per candidati del partito da lui votato e/o per candidati di altri partiti. L’elettore può inoltre facoltativamente esprimere non-preferenze per candidati del partito da lui votato.
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2 – Voto a doppia maggioranza: dei cittadini e degli Stati
A livello federale i diritti di cui al punto precedente richiedono l’approvazione della maggioranza sia dei cittadini sia del numero degli Stati.
Analogo criterio vale per le votazioni alle Camere. Poiché gli Stati membri sono alla pari, ciascun voto di essi deve avere lo stesso valore di quello degli altri (come è attualmente negli USA, in Germania, in Svizzera, ecc.), altrimenti non potrebbero essere alla pari. Ciò è importante, ad es. i 4 Stati più grandi dell’attuale Unione Europea hanno da soli oltre il 50% degli abitanti – quindi dei voti – e potrebbero pertanto decidere tutto essi, mentre i rimanenti 23 Stati conterebbero poco o nulla.
Analogamente per disposizioni riguardanti una minoranza, occorre la doppia maggioranza sia del totale dei cittadini sia di quelli della minoranza stessa.
È auspicabile impiantare la votazione elettronica, ma occorrono i più rigorosi controlli contro ogni forma di hacking interna ed estera.
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3 – Raccolta firme
Per indire un referendum o un’iniziativa popolare riguardanti leggi ordinarie occorre raccogliere, è di fondamentale importanza, un prestabilito numero di firme, senza ostacoli burocratici e senza ottenimento fraudolento o remunerato. Una volta raggiunto il numero di firme richiesto dalla legge, nessuno può annullare l’effettuazione del referendum popolare che ne consegue, né il comitato organizzatore né il governo né il Parlamento. L’eventuale presenza, nella proposta, di incostituzionalità o di impedimenti di legge deve essere verificata e resa palese prima della raccolta delle firme, altrimenti la votazione popolare va sempre effettuata. Se il Parlamento o il governo elabora una controproposta, i cittadini votano su entrambe, in un’unica scheda.
È auspicabile che sia attivata subito la raccolta elettronica delle firme.
Nota: – Anche per i piccoli gruppi è sempre doveroso raccogliere un prestabilito numero di firme per rendere obbligatorio votare una proposta.
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4 – Referendum popolari obbligatori
Sono sempre obbligatoriamente sottoposti alla votazione popolare, senza dover effettuare raccolta di firme: tutte le leggi costituzionali, i trattati internazionali conclusi per una durata indeterminata e senza possibilità di disdetta, i trattati internazionali che prevedono l’adesione della Federazione a un’Organizzazione internazionale, i trattati internazionali implicanti un’unificazione multilaterale del diritto, l’adesione della Federazione a Organizzazioni di sicurezza collettiva o a Comunità sovrannazionali.
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5 – Sistema elettorale proporzionale
Il Parlamento federale è composto di due Camere dotate delle stesse competenze e formate da persone, deputati e senatori, che ricevono solo l’indennità di presenza. I membri possono svolgere la loro mansione per un numero di anni, al massimo, tra gli 8 e i 10, a seconda della durata di ciascun mandato.
Il proporzionale puro è lo strumento della democrazia diretta nelle votazioni popolari per l’elezione dei membri del Parlamento e degli organi istituzionali previsti dalla Costituzione. Il proporzionale puro è l’unico sistema che permette di rappresentare tutti i cittadini votanti ed è essenziale per tutelare i diritti delle minoranze, in particolare quelle linguistiche, e per la pluralità politica. Ogni altro sistema non è che un artificio aritmetico per favorire una minoranza oppure una lobby, minoranza maggiore detta erroneamente maggioranza relativa – prassi ormai consueta nelle democrazie rappresentative – al posto della maggioranza popolare.
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6 – Netta separazione tra esecutivo e legislativo
Netta separazione, come negli Stati Uniti d’America e nella Confederazione Elvetica, tra il potere esecutivo e il legislativo (e ovviamente il giudiziario). Gli esecutivi pertanto non sono necessariamente esponenti di una maggioranza. La Federazione viene in tal modo molto favorita dal fatto che gli esecutivi non hanno niente a che vedere con i legislativi.
Non bisogna mai confondere il governo, che sotto il controllo vincolante di tutti i cittadini deve operare per il bene comune, con la decantata ‘governabilità’ di pochi, che sovente fanno il volere e l’interesse di ristretti gruppi di potere a scapito della maggioranza dei cittadini impotenti. Anche le dittature infatti usufruiscono di una governabilità eccezionale.
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7 – Esecutivi collegiali di professionisti altamente qualificati
Gli esecutivi (governi federali, statali, regionali e sindaci dei grandi Comuni) devono essere composti da professionisti di altissima e comprovata competenza nel campo del loro ministero, i quali ricevono un onorario annuo stabilito dalla rispettiva Camera.
Va favorita la cooperazione piuttosto che la contrapposizione. Negli Stati a piena democrazia diretta, detti ministri sono presentati dai primi 4 partiti (i primi 5 partiti nel caso di Federazioni, o Stati, con più di 100 milioni di abitanti) in numero proporzionale ai voti che detti partiti hanno ottenuto alle elezioni. I candidati vanno approvati uno per uno dalle Camere unite, che votano ‘SÌ’ o ‘NO’ per ciascuno come descritto al punto 10.
Il Consiglio dei ministri è collegiale: le Camere unite scelgono ogni anno, fra i ministri, il presidente del Consiglio, che è anche presidente della Federazione. Egli è ‘primus inter pares’ e, allorché la democrazia diretta è ben consolidata, dura in carica un anno e dopo non può mai essere rieletto a tale carica, neanche come Vice. È una situazione che funziona bene e consente grandi risparmi, creando un sistema politico efficiente e poco costoso.
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8 – Banca centrale di emissione
La Federazione esercita il diritto esclusivo di emissione dei biglietti di banca mediante la Banca centrale posta direttamente sotto la sua amministrazione speciale, oppure, se una votazione popolare ne dà previa approvazione, può commetterne l’esercizio, sotto riserva del diritto di riscatto, a una Banca centrale per azioni, comunque sempre amministrata col concorso e sotto la stretta sorveglianza della Federazione. Le due Camere devono sempre votare sull’ammontare dell’emissione di moneta e sul suo uso. L’utile netto della Banca centrale spetta ai singoli Stati almeno per il 67%.
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9 – Monopoli privati e concessioni sotto il controllo federale
È vietato ogni regime di monopolio economico privato, a meno che non sia autorizzato da un referendum dei cittadini e tenuto sotto l’alta vigilanza della Federazione. Nel caso che in un dato campo economico, per ragioni tecniche, non possa esservi concorrenza, il monopolio deve essere pubblico.
Forte impulso va dato a investimenti in opere di grande utilità pubblica.
La Federazione esercita l’alta vigilanza sulla conservazione delle strade e dei ponti, sulle produzioni e sui servizi di grande importanza pubblica.
L’informazione pubblica deve sempre essere pluralistica, libera e veritiera.
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10 – Tecniche di voto
La democrazia diretta richiede sempre che le decisioni siano prese dalla maggioranza (almeno il 50%+1) dei voti validi, qualunque sia la scelta da fare: di candidati a una carica, di leggi, di programmi o proposte, di periodi temporali, ecc. È di estrema importanza applicare in modo appropriato le tecniche peculiari della democrazia diretta, altrimenti non è D.D.
Ad es., per l’elezione di un candidato o per l’accettazione di una legge o di un progetto, ecc., occorre sempre che l’approvazione sia data dalla maggioranza del 50%+1 dei voti validi, e non, come avviene spesso nella democrazia rappresentativa, dalla cosiddetta maggioranza relativa (che in realtà è la minoranza maggiore, ma pur sempre una minoranza che non può mai rappresentare la maggioranza). Quando si deve eleggere un candidato fra più nominativi (lo stesso vale per una legge, o un progetto o altro fra più possibilità) occorre che sulla scheda di votazione per ciascun candidato appaia sempre la casella del ‘SÌ’ e quella del ‘NO’, altrimenti i voti ‘NO’ si sommano con quelli in bianco o errati o comunque non validi, dando origine ad alterazioni, sovente gravi, della volontà popolare. Gli elettori devono votare tutti i candidati uno a uno, o con un ‘SÌ’ o con un ‘NO’ oppure lasciare in bianco cioè astenuto. Soltanto i candidati che ottengono più voti ‘SÌ’ che voti ‘NO’ (cioè i ‘SÌ’ oltre il 50% dei voti validi) passano il turno. Di questi i primi tre, quelli con il maggiore numero assoluto di voti ‘SÌ’ espressi, vanno al ballottaggio, che può essere effettuato mediante un’unica scheda, virtuale o cartacea.
Si tenga presente il caso particolare in cui si debba votare per scegliere fra due persone, o due progetti, ecc., che chiameremo X e Y; vi sono in pratica 4 opzioni, cioè 4 combinazioni, di scelta:
1) Va bene X e non Y;
2) Va bene Y e non X;
3) Va bene X e va bene anche Y;
4) Non va bene X e non va bene neanche Y.
Per la democrazia diretta una procedura di voto tecnicamente corretta deve permettere di scegliere una qualsiasi delle 4 combinazioni di cui sopra, per cui fare il ballottaggio unicamente fra i due, X e Y, non è corretto, giacché non permette le soluzioni 3) e 4). Difatti in vari casi non è la scelta della maggioranza, vale a dire non è democrazia diretta (il caso ‘4’ si è verificato alcuni anni fa presso una grande azienda italiana, dove la proprietà indice un referendum fra i suoi lavoratori, chiedendo se preferiscono rinunciare agli accordi sindacali oppure lasciare il posto di lavoro. È analogo a dire: “vuoi essere preso a pugni oppure a calci?”. È ovvio che la maggioranza non voglia nessuno dei due casi, ma i quesiti sono posti in modo tale da non permettere la scelta che vorrebbe fare la maggioranza).
In questa situazione qual è la procedura tecnica giusta? Agli elettori devono essere posti i tre seguenti quesiti, che vanno votati tutti distintamente:
1) Vuoi X?: ….. SÌ … NO
2) Vuoi Y?: ….. SÌ … NO
3) Nel caso che entrambi siano ritenuti validi dalla maggioranza dei voti, preferisci X oppure Y?: ….. X … Y
In tal guisa tutte e quattro le possibilità di cui sopra sono presenti e la scelta di uno fra X e Y, oppure di nessuno dei due, è veramente la scelta voluta dalla maggioranza.
Vediamo un altro caso, allorché nella prima votazione non è presente la casella del ‘NO’. Ad es. per eleggere un candidato a una carica nazionale o regionale o comunale oppure di un gruppo qualsiasi, ecc., si abbia da scegliere fra tre candidati (o tre proposte, ecc.), ‘A’, ‘B’ e ‘C’. Supponiamo che i voti ottenuti siano, in percentuale, rispettivamente: ‘A’ = 38,7%, ‘B’ = 34,1% e ‘C’ = 27,2%.
Non è detto che debba essere eletto ‘A’, che con 38,7 ha la percentuale più alta, ma non superiore al 50% (‘minoranza maggiore’ alias ‘maggioranza relativa’, propria della democrazia rappresentativa). Occorre che i votanti si esprimano ulteriormente e nella stessa scheda, per i due primi classificati, giacché gli ex votanti ‘C’ potrebbero dare la maggioranza (50%+1) a ‘B’ oppure confermare ‘A’.
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11 – Alta formazione professionale per tutti
Gli Stati membri della Federazione provvedono per un’istruzione primaria sufficiente, obbligatoria e, nelle scuole pubbliche, gratuita. L’istruzione deve stare esclusivamente sotto la direzione dell’autorità civile. I giovani devono ricevere un’ottima formazione culturale e professionale. La competenza professionale va approfondita in ogni campo d’interesse sociale.
La Federazione delibera sulle misure necessarie contro gli Stati membri che non soddisfino agli obblighi della formazione.
Grandissimo impulso va dato alla ricerca avanzata e all’innovazione tecno-scientifica in ogni campo.
Gli immigrati adulti che sono accolti nella Federazione devono partecipare a corsi di formazione professionale approfondita preferibilmente nel settore della loro precedente attività lavorativa o di studio.
L’alta formazione professionale per tutti, sia europei sia immigrati, è la maggiore ricchezza di uno Stato, è il fattore basilare di civiltà, della produzione e della crescita economica, del benessere generalizzato.
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12 – Stipendi minimi dignitosi stabiliti per legge
Dare stipendi alti ai lavoratori, sia europei sia immigrati, e stabilire uno stipendio minimo dignitoso e garantito per tutti per legge sono fra i fattori più importanti per la crescita economica. Difatti in tal modo milioni di lavoratori possono comprare milioni di prodotti in più, si vendono pertanto milioni di prodotti in più, occorre la produzione di milioni di prodotti in più, il che porta maggiore occupazione, e così di seguito, istaurando un circuito virtuoso di crescita. L’essere umano (uomo o donna) con formazione approfondita, sia esso europeo o immigrato, produce più di quanto consuma e ciò porta anche all’aumento delle esportazioni e della ricchezza, che dev’essere poi equamente ridistribuita. Il tutto permette inoltre la diminuzione delle tasse.
L’assicurazione contro la disoccupazione è obbligatoria per i lavoratori dipendenti.
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13 – Reddito di cittadinanza
Per tutti coloro che cercano lavoro oppure lavorano e guadagnano troppo poco, siano europei o emigrati, vi è il reddito di cittadinanza per legge, in cambio di prestazioni per Enti pubblici o di lavoro per opere pubbliche, in attesa di un lavoro stabile.
Per gli anziani dai 70 anni in poi il reddito può essere fisso e senza prestazioni. È un altro fattore di crescita che si affianca a quelli del punto precedente.
Nella Confederazione Svizzera è considerata povera una famiglia di 4 persone che guadagna meno di circa 2.750 euro al mese, e riceve un sussidio temporaneo; gli anziani e gli aventi diritto ricevono ove necessario anche prestazioni in natura. In Germania è organizzato un interessante sistema di aiuto molteplice offerto dal piano ‘Hartz 4’ (legge federale dell’1.1.2005).
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14 – Pensioni
La Federazione istituisce un’assicurazione per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità, obbligatoria per tutta la popolazione. Le pensioni devono compensare adeguatamente il fabbisogno vitale. La pensione pubblica massima non deve superare il doppio della pensione pubblica minima. Sono esclusi trattamenti esorbitanti per privilegiati o per periodi lavorativi brevi.
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PARTE II – CENNI SULLE TECNICHE D.D. PER IL VOTO DEI MEMBRI DI UN’ORGANIZZAZIONE
Riportiamo varie tecniche, che sono in accordo con la democrazia diretta per le votazioni dei membri di un gruppo, relative a varie esigenze.
Conoscere la tecnica giusta delle votazioni, che permetta di prendere le decisioni effettivamente volute dalla maggioranza dei cittadini o dei membri di una organizzazione, è di grande importanza. Ci sono sistemi di voto che alterano la volontà della maggioranza, trasformandola in un mero artificio aritmetico, che favorisce strutture di potere e di ricchezza riservate a pochi.
Anche un’organizzazione o un partito ‘alleato’ col Popolo, per restare saldo, non può fare a meno delle strutture della democrazia diretta, altrimenti alla fine deve cedere alle strutture di potere e ricchezza di alcuni pochi. Gli appartenenti al partito ‘alleato’, con i loro pregi e difetti, se non hanno un carisma ad hoc (di politici come Roosevelt ve ne sono assai pochi), amministrando da soli o con un gruppo ristretto, possono commettere vari sbagli, che alla lunga rovinano la situazione, o finire manipolati dai poteri forti.
Con la democrazia diretta TUTTI i cittadini (o tutti i membri interni di un’organizzazione) hanno il diritto di votare su ogni esigenza, quando ciò è da essi ritenuto necessario (con una raccolta di firme), e devono avere la possibilità di scegliere tra tutte le opzioni possibili. Ogni scelta effettuata deve sempre avere il consenso della maggioranza (50%+1) dei voti validi.
Occorre perciò la massima attenzione sul sistema di voto da utilizzare di volta in volta, giacché uno solo, fra i tanti possibili, permette la scelta matematicamente giusta e quella più condivisa, cioè la scelta che effettivamente vuole la maggioranza della base.
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1.- Lista preliminare.
Quando un’organizzazione deve scegliere una persona, fra più aspiranti, come candidato a una carica, occorre prima di tutto che sia fatta una lista preliminare con un certo numero di nominativi (candidati, autocandidati e persone affidabili).
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2.- Prima fase della votazione.
I candidati della lista suddetta vanno votati singolarmente uno per uno dai membri dell’organizzazione di quel territorio: per ciascuno di essi gli elettori votano ‘SÌ’ o ‘NO’ a seconda che lo ritengano, rispettivamente, idoneo o non idoneo a ricoprire la carica (ad es. a sindaco di una città), come è esemplificato nella seguente tabella.
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Tab. A – Scheda indicativa per la prima fase: selezione dei candidati.
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Quali dei seguenti candidati ritieni siano idonei o non idonei a essere sindaco del Comune X? Segnare una crocetta, rispettivamente, soltanto sul ‘SÌ’ o soltanto sul ‘NO’ di ciascun nominativo. Nel caso che per lo stesso nominativo siano segnati sia il SI sia il NO il voto è nullo.
NOMINATIVO-A ……… SÌ ……… NO
NOMINATIVO-B ……… SÌ ……… NO
NOMINATIVO-C ……… SÌ ……… NO
NOMINATIVO-D ……… SÌ ……… NO
NOMINATIVO-E ……… SÌ ……… NO
NOMINATIVO-F ……… SÌ ……… NO
… … ….
NOTA. – I tre nominativi che ottengono il maggior numero assoluto di ‘SÌ’ fra tutti coloro che superano il 50%+1 dei voti col ‘SÌ’, saranno selezionati per il ballottaggio che si terrà nella seconda fase.
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Tutti i candidati che ottengono il ‘SÌ’ col 50%+1 dei voti validi che si riferiscono al proprio nominativo, separatamente dagli altri, sono considerati idonei.
È ritenuto valido per ciascun nominativo il voto che esprime soltanto un ‘SÌ’ oppure soltanto un ‘NO’, mentre il voto non è valido, né pertanto conteggiato, se le caselle del nominativo sono entrambe lasciate in bianco o segnate entrambe oppure scarabocchiate. In pratica un candidato resta ‘in corsa’ se per lui il numero di ‘SÌ’ supera quello dei ‘NO’. In caso di parità tra ‘SÌ’ e ‘NO’ (50%+0), il candidato non resta in corsa.
Per maggiore chiarezza riportiamo un esempio: supponiamo che i candidati siano 15 in tutto, gli aventi diritto al voto siano 4.000. Nella tabella B seguente sono riportati i voti ‘SÌ’ ottenuti dai candidati nella prima fase e le % dei ‘SÌ’ sui ‘NO’: risulta che nove di essi hanno superato il 50% dei ‘SÌ’, segnati con ** nell’ultima colonna. Nella % non si tiene conto dei non votanti né dei voti in bianco o nulli.
Dei nove col 50%+1 dei ‘SÌ’, i tre che hanno ottenuto il maggior numero di ‘SÌ’ in valore assoluto sono nell’ordine: Nominativo-13, Nominativo-6 e Nominativo-9, i quali passano così alla seconda fase.
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Tab. B – Esempio di selezione nella prima fase.
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Candidati ……………….Voti ‘SÌ’ ……… % ‘SÌ’
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Nominativo-01 ………. 2100 ………. 53,8**
Nominativo-02 ……… 1200 ………. 34,3
Nominativo-03 ………. 2100 ………. 80.8**
Nominativo-04 ………. 1600 ………. 43,2
Nominativo-05 ………. 1100 ………. 50,0
Nominativo-06 ………. 2380 ………. 59,6**
Nominativo-07 ………. 2200 ………. 84,6**
Nominativo-08 ……..…. 850 ………. 77,3**
Nominativo-09 ………. 2350 ………. 74,6**
Nominativo-10 ………. 2000 ………. 50,0
Nominativo-11 ……..…. 800 ……….. 40,0
Nominativo-12 ………. 1200 ………. 63,2**
Nominativo-13 ………. 2800 ………. 72,2**
Nominativo-14 ………. 1840 ………. 49,9
Nominativo-15 ………. 2005 ………. 50,1**
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Poiché come candidato sindaco ne va scelto uno solo di essi, la procedura continua come segue:
a) Nel caso che siano quattro o più candidati a ottenere il ‘SÌ’ col 50%+1 dei voti, restano ‘in corsa’ i primi 3 più votati di questi in base al numero assoluto di voti ‘SÌ’ (cioè non come %), i quali vanno al ballottaggio nella seconda fase.
b) Nel caso che tre candidati abbiano ottenuto il ‘SÌ’ col 50%+1 dei voti, questi tre vanno al ballottaggio nella seconda fase.
c) Nel caso invece che siano due candidati soltanto a ottenere il ‘SÌ’ col 50%+1 dei voti, si fa, sempre in una seconda fase, il semplice ballottaggio fra questi due.
d) Se è uno solo che ottiene il ‘SÌ’ col 50%+1 dei voti, è lui eletto candidato sindaco.
e) Se nessuno ottiene il ‘SÌ’ col 50%+1 dei voti, caso raro, è tutto da rifare, si deve ripartire da capo con una nuova lista preliminare di altri nominativi.
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Procedura abbreviata. – Si può seguire una procedura abbreviata se si devono eleggere più candidati senza dover effettuare il successivo ballottaggio: vengono subito scelti coloro che raggiungono il 50%+1 dei voti e nel contempo ottengono il maggior numero assoluto di voti.
Nota: – per l’elezione di una sola persona va eseguito il ballottaggio, piuttosto che la procedura abbreviata, per una maggiore bontà dei risultati e tanto più che il ballottaggio si effettua contemporaneamente sulla stessa scheda.
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3.- Seconda fase della votazione, ballottaggio a tre.
Per i casi a) e b) si prepara una scheda (elettronica o cartacea, a seconda del tipo di votazione) con i tre nominativi. L’elettore mette una crocetta (una sola) su uno dei tre candidati. Se nessun candidato raggiunge il 50%+1 dei voti espressi, restano in corsa i primi due più votati. Per questa evenienza sono riportati nella stessa scheda altri tre riquadri e l’elettore segna ancora una sola preferenza in ciascuno dei tre riquadri predisposti. In tal modo è individuato il candidato finale.
Più esplicitamente, riportiamo a titolo indicativo nella tabella seguente un facsimile di scheda, dove si suppone che i candidati che abbiano superato la prima selezione siano TIZIO, CAIO e ROSSI.
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Tab. C – Scheda indicativa per la seconda fase: ballottaggio a tre.
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Quale dei tre seguenti nominativi preferisci che sia eletto candidato sindaco? Segnare una crocetta sulla casella di uno soltanto dei tre nominativi:
TIZIO
CAIO
ROSSI
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Se nessuno dei suddetti candidati raggiungesse il 50%+1 dei voti favorevoli, restano in gara i primi due più votati.
Nel caso che i primi due più votati siano TIZIO e CAIO quale dei due preferisci che sia eletto candidato sindaco? Segnare una crocetta sulla casella di uno soltanto dei due nominativi:
TIZIO
CAIO
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Nel caso che i primi due più votati siano CAIO e ROSSI quale dei due preferisci che sia eletto candidato sindaco? Segnare una crocetta sulla casella di uno soltanto dei due nominativi:
CAIO
ROSSI
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Nel caso che i primi due più votati siano ROSSI e TIZIO quale dei due preferisci che sia eletto candidato sindaco? Segnare una crocetta sulla casella di uno soltanto dei due nominativi:
ROSSI
TIZIO
……………………………………………………………………………………………………………
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Casi particolari: se nella lista preliminare i candidati sono pochi, tre o due o uno, va seguito lo stesso procedimento descritto.
Ad es. se il candidato è uno solo, la base vota ‘SÌ’ o ‘NO’: se vince il ‘SÌ’, questi è il candidato dell’organizzazione, se vince il ‘NO’, la base non lo vuole e occorre che venga presentato un candidato diverso.
Se i candidati sono due, la base vota ciascuno di essi uno per uno, distintamente: se uno soltanto ottiene il ‘SÌ’ col 50%+1 dei voti validi, questi è il candidato prescelto dalla base; se entrambi ottengono il ‘SÌ’ col 50%+1 dei voti validi, si passa al ballottaggio fra i due, che va predisposto nella stessa scheda; se nessuno dei due ottiene il ‘SÌ’ col 50%+1 dei voti, occorre ricominciare con altri nominativi.
Con tre candidati iniziali il procedimento è come da tab. C.
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4.- Procedimento di voto per situazioni analoghe.
Nel caso si debba eleggere il candidato a sindaco di un comune o a presidente d’un municipio o a presidente di una regione o a capo del governo di uno Stato, eccetera, il procedimento è analogo a quanto descritto finora, tenendo presente che la base territoriale dei votanti è formata, rispettivamente, dai membri dell’organizzazione del comune, del municipio, della regione, di tutta Italia, eccetera (nel caso che il candidato da eleggere non sia dell’organizzazione, ma una personalità esterna, occorre fare una lista preliminare, anche mediante una votazione preliminare dei membri). I 10 o 15 o più (il numero è da valutare) nominativi con i maggiori consensi restano in lizza, i quali però difficilmente potranno raggiungere il 50%+1 dei voti validi, probabilmente nessuno o al massimo uno, per cui occorre passare alla prima fase, votandoli uno per uno come illustrato al punto 2. Ognuno dei nominativi che in questa fase supera col ‘SÌ’ il 50% dei voti validi (cioè i nomi con ** nell’esempio della tab. B) entra nella rosa dei candidati scelti dalla base. Se un candidato proposto da partiti altri, è anche nella rosa dei nomi ** della tab. B, i parlamentari dell’organizzazione possono tranquillamente convergere i voti su tale nominativo, essendo uno dei prescelti effettivamente dalla maggioranza (50%+1) dei membri.
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Procedura analoga va seguita ad es. per scegliere fra più proposte di legge o di regolamenti, fra 2 o 3 progetti (e/o controprogetto) e così di seguito.
Nel caso si debba decidere fra 2 progetti si esegue la prima fase (tab. A), poi si va al ballottaggio se entrambi i progetti hanno il consenso della maggioranza. Se nessuno dei due progetti è accettato dalla maggioranza, vanno abbandonati entrambi o modificati sostanzialmente.
Se si desidera ricorrere alla votazione della base per la scelta di un titolo da dare a un evento, o di un logo, o la scelta tra più proposte di legge, o altre similari, la procedura di voto è analoga. Si raccoglie una lista preliminare di titoli, o proposte, anche attraverso un sondaggio fra gli aderenti, poi si procede come illustrato al punto 2 ‘prima fase della votazione’, scegliendo fra tutti i titoli, o proposte, aventi ottenuto il 50%+1 dei voti validi, quello/a che ha il maggior numero assoluto di voti favorevoli, oppure passando alla seconda fase col ballottaggio fra i primi tre, come descritto sopra. Nel caso di dover portare avanti più di una proposta di legge, due o più, si procede analogamente: arrivati alla tabella B al posto dei candidati si scrivono le varie proposte e solo tra le proposte che superano il 50% dei voti ‘SÌ’ sui ‘NO’ vanno scelte quelle che hanno ottenuto il maggior numero assoluto di voti.
Se un membro dell’organizzazione, che ricopre o no un incarico, venisse revocato o espulso da organi dell’organizzazione, si può ricorrere al referendum di tutti i membri di quel territorio, previa raccolta di un predeterminato numero di firme: il risultato del referendum dev’essere vincolante.
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5.- Considerazioni generali.
Nel votare i nominativi o per altre scelte, i membri devono essere liberi di esprimersi come meglio credono, o col ‘SI’ o col ‘NO’ o con l’astensione, secondo la loro coscienza. Ogni votazione deve avere un efficace sistema di controllo dei risultati.
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6.- Altri sistemi di voto.
La democrazia diretta si basa su procedure ‘matematiche’ ben precise (non come capita) e richiede sempre la maggioranza del 50%+1 dei voti validi della base per rendere esecutiva una scelta fra tutte le opzioni possibili, le quali devono essere tutte riportate esplicitamente, altrimenti non è DD, ma un artificio aritmetico.
illustriamo alcuni risultati artificiali che sono prodotti da altri sistemi di voto.
Ad es. votare tre nomi per eleggere una persona a una carica, dando 3 punti al primo, 2 al secondo e 1 al terzo, è un artificio aritmetico. Tale sistema infatti in certi casi non permette l’elezione di chi ha il 50%+1 dei consensi della base, neppure col ballottaggio (!!) fra i primi due classificati, permettendo invece l’elezione di un candidato che non vincerebbe mai con una procedura di votazione matematicamente valida.
È possibile dimostrare ciò con esempi numerici di voto. Supponiamo che un’organizzazione debba eleggere il suo candidato sindaco e ci siano 10 candidati da votare col sistema dei 3 punti al primo, due al secondo, uno al terzo, e che poi si fa il ballottaggio fra i primi due che hanno ottenuto più punti. Se dentro l’organizzazione vi sono svariati infiltrati (25%) di un ‘gruppo avverso’ e due di questi si presentino come candidati, si potrebbe verificare, per l’artificio della votazione, che questi due vanno al ballottaggio.
Difatti quel 25% gli infiltrati darebbe i 3 punti e i 2 punti solo a quei due, mentre gli altri membri sparpaglierebbero i loro voti fra tutti i candidati. Le stesse considerazioni possono essere fatte quando vi sia una corrente molto forte all’interno del gruppo o dell’organizzazione: con tale sistema può vincere detta corrente anche se il 70% dei votanti le sono contrari.
Mettiamo che vi siano 10 candidati, di cui 2 infiltrati, e 1000 votanti di cui il 25% infiltrati (in 250). Questi ultimi votano compatti per i loro due candidati, gli altri votanti, facciamo il caso più favorevole, dànno solamente ai restanti 8 candidati i loro punti, ripartendoli più o meno equamente fra questi.
I candidati infiltrati, facendo i conti, risultano essere i primi due con maggior punteggio, poiché i loro ‘collegati’ hanno votato compatti concentrando i punti solo su loro due.
Al ballottaggio fra i primi due classificati, in base al criterio dei tre voti con punti diversificati, vanno quei due candidati, che con votazioni regolamentari democratico-dirette non avrebbero mai ottenuto la maggioranza del 50%+1 degli elettori.
Tale artificio aritmetico è simile sotto alcuni aspetti al sistema della maggioranza relativa (questo termine è inesatto, è più indicato ‘minoranza maggiore’) per eleggere, ad es., il governatore di una regione: questi può essere eletto addirittura col 25% dei voti, anche nel caso che costui non potesse mai ottenere, per essere eletto, il 50%+1 dei consensi della totalità dei cittadini del territorio. È il caso di qualche regione italiana.
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Altro artificio aritmetico viene subìto spesso quando fanno votare fra due progetti o due persone o due simboli, ecc., che chiameremo X e Y.
Teoricamente in tali casi si hanno 4 opzioni, cioè 4 combinazioni di scelta, per gli aventi diritto al voto:
1) va bene X e non l’altro;
2) va bene Y e non l’altro;
3) va bene X e va bene anche Y;
4) non va bene X e non va bene neanche Y.
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Una procedura di voto tecnicamente regolare deve permettere di scegliere qualsiasi combinazione di cui sopra, per cui fare il ballottaggio sic et simpliciter fra i due X e Y non è corretto, in quanto che non permette le soluzioni 3) e 4).
Queste regole le sanno bene le lobby di potere e se ne approfittano giocando sul fatto che la gente non sa che il ballottaggio suddetto è imperfetto. Ad esempio una grossa azienda potrebbe effettuare un referendum fra i suoi dipendenti di alcuni stabilimenti, i quali dovrebbero scegliere, col voto, uno dei due ‘progetti’ seguenti: ‘rinunciare a molti diritti sindacali’ oppure “chiudere e trasferire all’estero gli stabilimenti, con parecchi lavoratori disoccupati”. È ovvio che i dipendenti sceglierebbero la combinazione 4), che però non è prevista da questo tipo di ballottaggio (= vuoi X o Y?), che è solo un abile artificio aritmetico. Il risultato (fasullo) sarà che i lavoratori vogliono ridursi i loro diritti sindacali!!! (e magari dopo poco l’azienda si trasferirà all’estero). Questa non è democrazia, ma angheria. In effetti è come dover scegliere fra essere preso a pugni oppure a calci.
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Qual è in casi simili la procedura giusta? Ai votanti vanno posti i seguenti quesiti, che devono essere tutti votati distintamente uno per uno.
1) Vuoi X?: ………. SÌ ………. NO
2) Vuoi Y?: ………. SÌ ………. NO
3) Nel caso che entrambi siano ritenuti validi dalla maggioranza dei votanti, preferisci X oppure Y?: ………. X ………. Y
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In tal modo tutte e quattro le possibilità di cui sopra sono presenti e la scelta di uno fra X e Y, o di nessuno dei due, è veramente la scelta voluta dalla maggioranza.
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Di regole artificiali certe forze politiche sono specialiste, perché sanno che con esse possono mutare a loro favore il risultato delle votazioni popolari, che altrimenti sarebbe a loro contrario se la maggioranza potesse esprimersi correttamente (ricordate la legge Acerbo?).
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7.- Raccolta firme.
Allorché in un gruppo sorgono questioni su un argomento, su decisioni da prendere o su l’atteggiamento da seguire, è bene ricorrere alla votazione interna.
Questa votazione però non può essere indetta dal primo che lo dice, ma occorre che la richiedano un certo numero prestabilito di membri. Se viene raggiunto il numero di adesioni prestabilito la votazione è obbligatoria. In via indicativa il numero di firme (adesioni) necessarie potrebbe essere in via indicativa come segue:
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n. membri ……….………. n. firme
fino a 100 ………..……….. 10%
101 – 200 ……….….…….. n. 10
201 – 300 ……….……..…….. 20
301 – 400 ……….…….…….. 30
401 – 500 ……….…………… 40
501 – 1000 ……….…………. 50
1.001 – 2.000 ……….………. 60
2.001 – 3.000 ……….………. 70
3.001 – 4.000 ……….………. 80
4.001 – 5.000 ……….………. 90
5.001 – 6.000 ……..………. 100
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Nota: -Per il n. di membri fino a 100, il valore ottenuto con la % va aumentato di 1 se il decimale è maggiore di zero.
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Il numero di firme necessario per indire votazioni popolari di tutti i cittadini a livello europeo, statale e locale è negli articoli 101, 101a, 204, 254 e 304 del Progetto di Costituzione D.D. degli Stati Uniti d’Europa riportato in questo sito.